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Quei cortei notturni con troppi tricolori

Publie le venerdì 7 luglio 2006 par Open-Publishing
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Dazibao Piero Sansonetti Sport

di Piero Sansonetti

Anche se adesso Rifondazione comunista è al governo - e forse sarebbe bene non mostrarsi troppo sovversivi, o antipatriottici, o disfattisti - a me i cortei che sventolano il tricolore fanno sempre un certo effetto.

Voglio dire: non un buon effetto. Non è che li condanno, però mi ricordo quando ero ragazzo e c’erano solo due tipi di cortei: quelli con le bandiere rosse e quelli con le bandiere tricolori. I primi erano cortei comunisti, i secondi erano fascisti. E’ vero che il Pci faceva tutto quello che poteva per spiegarci che il tricolore era un simbolo anche nostro - il riscatto nazionale, e la Resistenza, e quel disegno di Guttuso con la bandiera rossa sopra e il tricolore che spuntava da sotto (ora se lo sono fregato quelli del Pdci ed è diventato il loro logo elettorale...) - ma non riuscì mai a convincerci del tutto. Anzi, non ci convinse per niente.

Così, l’altra sera, mi ha dato un po’ fastidio quel brulicare di
bandiere tricolori in tutte le città. Non so se è solo una idiosincrasia
della mia generazione: può darsi. Però credo che un problema ci sia, e
non riguardi solo le bandiere, ma alcuni aspetti, che a me sembrano
preoccupanti, della grande emozione collettiva provocata dalla vittoria
calcistica dell’Italia.

Provo a esprimere questo dubbio con una domanda: possibile che l’unico
“valore” unificante per tanta gente - e tantissimi giovani - sia il tifo
per la nazionale?

Conosco molte risposte a questa domanda. Prima risposta: il tifo di
massa è un fenomeno fortemente popolare; seconda: insieme alle bandiere
biancorossoverdi c’erano anche tante magliette del Che; terza: c’era un
elemento di festa e di gioia e non solo di aggressività nazionalista nei
cortei di martedì notte; quarta: insieme agli italiani festeggiavano
tanti immigrati che avevano tifato insieme a noi; eccetera eccetera.
Tutto vero (e in parte espresso molto bene, in questa stessa pagina, dal
nostro Darwin Pastorin). Però a me restano tre fortissimi dubbi. Il
primo dubbio, la prima impressione, è che comunque in quei cortei e in
quei giganteschi raduni ci fosse una grande componente nazionalista e -
in parte - persino xenofoba. La xenofobia solitamente è accompagnata da
un elemento di odio per il debole - lo straniero come debole - e in
questo caso, invece, la xenofobia “antitedesca” rappresentava l’odio per
il forte: non credo però che possa esistere una xenofobia cattiva e una
buona.

La seconda impressione è che nella ricerca della festa collettiva -
dietro ai colori italiani e alla squadra di Lippi - ci fosse
l’incapacità a trovare altre dimensioni di vivere collettivo e altre
idee di collettività.

Terzo dubbio: il “valore” rappresentato dalla nazionale di calcio, come
qualunque altro valore nazionalistico, o di pura appartenenza, non è un
valore senza principi? E perciò non è un antivalore? E non è quindi
molto pericoloso?

Cosa voglio dire con questo ragionamento un po’ disperato e isolato?
Semplicemente che avverto un enorme vuoto culturale, risultato della
crisi drammatica delle ideologie e delle idee, dei sistemi di pensiero.
Questa crisi solo a tratti viene terremotata dall’irrompere dei
movimenti - i quali, per loro natura, hanno andamento e durata ciclici e
non stabili - e poi torna, e porta con se, inevitabilmente, la piatta
retorica nazionalista come via d’uscita. E’ una retorica che c’entra
pochissimo col tifo vero, di quelli che amano il calcio e non le
nazioni.

Liberazione

Messaggi

  • Rispondo a questo articolo con due anni di ritardo. Rispondo direttamente al suo autore perchè non ho trovato altro modo di scrivergli in questa prima giornata di nuova campagna elettorale. Berlusconi a porta a porta e i soliti cinque sei "giornalisti" seduti di fronte..scene che in questi ultimi 15 anni avremo visto centinaia di volte. Tra i "giornalisti" c’era Lei dott.Sansonetti. Possibile che la Sua serata sia stata cosi’ deludente?Non trova che di fronte al berlusca sproloquiante sui piu disparati argomenti (compreso quello sul comunismo applicato e quello pensato) Lei non abbia trovato una domanda, un’osservazione, una replica all’altezza del lavoro che paventa di fare?