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Dazibao Povertà America Latina Antonio Graziano
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di Antonio Graziano, Montevideo
Una strada verso il mare, una baia che guarda al río de la Plata, baracche di legno e lamiera, bambini e bambine che ti guardano, ti salutano, alcuni si nascondono timidi dietro la mamma, altri giá ti conoscono e si avvicinano. Insediamento di S. Martín, quartiere di Santa Catalina, periferia occidentale di Montevideo.
Qui vivono i piú poveri fra i poveri, gli indigenti, quelli che sopravvivono con meno di un dollaro al giorno, che in Uruguay significa non avere acqua corrente, non avere lavoro, condividere uno spazio di pochi metri quadrati in 5, 6, 7 persone, dormire ammucchiati sullo stesso letto, per tentare di sentire di meno il vento gelido d’inverno che non si fa scrupoli ad attraversare le sottili pareti delle “case” dei poveri, ed a penetrare nelle ossa, nei muscoli, a rimbombare negli stomaci vuoti.
Vivere con meno di un dollaro al giorno in Uruguay significa non avere abbastanza per mangiare tutti i giorni, significa arrivare a due anni denutrito, che è molto di piú che avere fame e basta.
Essere un bambino denutrito, in Uruguay, significa crescere con ritardi fisici e mentali permanenti, significa essere destinati, ancora prima di nascere, ad entrare nella maledetta spirale della povertá, a diventare un adulto stupido, quasi analfabeta, senza lavoro e con una bottiglia di alcool nella mano, senza alternative alla fame che non siano la precaritá, l’illegalitá e spesso, ahimé, la violenza.
La storia si ripete, di generazione in generazione con l’aiuto, di tanto in tanto, di cattive politiche economiche che favoriscono la povertá. S.Martín ne è un esempio. Un insediamento nato da due anni, dove i poveri fra i poveri si sono rifugiati per costruire la propria casa (che parola importante, casa), cercare un lavoro, costruirsi un futuro. “Quale futuro?” è la domanda.
Forse i loro genitori non erano cosí poveri, ma la situazione negli ultimi anni è peggiorata, la crisi economica e finanziaria, i mercati internazionali, il mercato interno etc...etc... Comunque siano le cose, oggi in Uruguay ci sono 1 milione di poveri, e di questi 110.000 sono indigenti. A S.Martín vi sono circa 2000 abitanti, tutti indigenti. I livelli di denutrizione sono altissimi, un bambino su quattro non mangia abbastanza, e nonostante ció continuano a sfornare bambini.
Come potrebbe essere altrimenti? Le pillole anticoncezionali di seconda e terza mano degraderebbero il fisico giá deperito delle donne, se usassero i preservativi i loro mariti penserebbero di non avere piú la stessa potenza sessuale e, in aggiunta, i figli rappresentano la loro unica ricchezza e l’unico motivo per andare avanti. Molte ragazze, a 15 anni, hanno giá un figlio e devono diventare donne e mamme tutto d’un colpo, senza pensare come si fa, senza avere la possibilitá di fare un passo alla volta.
Le mamme di S.Martín non conoscono grandi manovre economiche per uscire dalla povertá né hanno tempo per commuoversi di fronte alla miseria ed alle ingiustizie e, probabilmente, non hanno tempo per piangere il proprio figlio che muore, indebolito dalla fame e finito da malattie curabili. Le mamme di S. Martín non hanno tempo per pensare perché certe cose accadono, per immaginarsi “come sarebbe stato se non fosse accaduto”, non hanno tempo per ricercare motivazioni alla loro sofferenza nella stupiditá umana.
Le mamme di S.Martín si svegliano ogni mattina ricordando che hanno ancora dei figli e, pur non conoscendo nessuna scienza, sanno che i propri figli devono mangiare, devono proteggersi dalle malattie, hanno bisogno di vestiti per il freddo e di una baracca dove dimenticarsi per alcune ore della miseria abbracciati dall’oscuritá, mentre si aggrappano al loro caldo seno.
Le mamme di S. Martín e le mamme di tutto l’Uruguay, molto piú che gli organismi economici e finanziari internazionali ed i governi democratici, rappresentano probabilmente una soluzione alla povertá, una soluzione semplice, senza troppi calcoli e grandi programmi, una soluzione senza troppe parole, perché non ci sarebbe molto da aggiungere.
Rappresentano una soluzione fatta di gesti concreti per eliminare la fame, l’ignoranza, la sofferenza. Le Mamme dell’Uruguay, prima ancora che essere protagoniste della ennessima lotta contro l’ingiustizia, rappresentano un sentimento che stiamo ormai dimenticando, e tuttavia ancora indispensabile per orientare le nostre scelte e quelle della societá.
Le Mamme dell’Uruguay, per fortuna, ancora oggi rappresentano la Tenerezza!