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IN MEMORIA DI ME

Publie le lunedì 12 marzo 2007 par Open-Publishing

Dazibao Cinema-video - foto Enrico Campofreda

de Enrico Campofreda

Su vocazioni e novizi del Terzo Millennio Saverio Costanzo (ricorderete senz’altro Private l’ottima e impegnata opera prima) punta l’obiettivo in un film che ne ribadisce eccellenti qualità di narratore.

Forse laici e riformati nell’ultima Berlinale non hanno voluto premiare un lavoro che sembra confezionato per il mondo cattolico mentre pone questioni esistenziali proprie d’ogni uomo, scelga di vestire i paramenti oppure no. Infatti le strade dei protagonisti Andrea e Zanna, che in più d’un momento sembrano vicine sia nella scelta del noviziato sia nei crescenti dubbi durante il percorso, alla fine divergeranno.

Nei tormenti condivisi il primo supererà le perplessità proseguendo nella missione religiosa e accettando di sottostare per fede alla regola. L’altro sceglierà di vivere l’intima spiritualità fuori dall’ordine gesuita seguendo i dettami naturali dell’amore.

Giungono a questo dopo meditazioni e silenzi, confronti serrati pubblici e celati, che suscitano le osservazioni di controllo del Padre superiore verso due chierici dotati di spiccata introspezione e capacità riflessiva. Che non sono affatto scontate anzi provengono da rifiuti: del proprio status benestante per Andrea, delle marcate qualità artistiche per Zanna. Costanzo osserva con attenzione e non sminuisce la ricerca esistenziale dei novizi: per molti è bisogno d’un ordine interiore o d’un annullamento personale in una comunità capace di pensare solo collettivamente, dove l’obbedienza e la fede rappresentano il riparo alle tempeste dell’inquietudine del vivere.

Chi s’appaga di questo non necessita di comprendere “perché siamo qui?” alla maniera struggente di Andrea, Zanna e ancor più di Fausto, capace s’infliggersi punizioni d’impronta medievale. Tant’è che ciascuno dei tre, insoddisfatto da risposte dogmatiche, si prefigge d’andare via mentre la maggioranza s’adegua.

Nello sviluppo degli eventi c’è consonanza e opposizione fra interiorità ed esteriorità. Fra le perfette volumetrie del convento gesuitico - che nella realtà è il benedettino in cui alloggia la Fondazione Cini nell’isola lagunare di San Giorgio Maggiore - e i giochi di luce dagli accecanti chiarori del giorno e dalle penombre serali. Essi s’adeguano e s’oppongono al sentire dell’anima di quanto ciascun novizio cerca e delle risposte che riceve dalla comunità dei fratelli e dalla gerarchia. Qui il regista mette in sintonia e dissidio le perfette geometrie degli interni architettonici di chiostro, androni, refettorio, e la movimentata chiassosità dei corpi dei potenziali gesuiti nel proprio vociare libero o orante.

Ne scaturiscono momenti suggestivi dove le rarefatte atmosfere diventano musicali alla stregua dei brani di valzer che contrastano con situazioni severe o di profonda meditazione. Anche l’occhio gode nel succedere dei fotogrammi con richiami a un’arte figurativa eccelsa: molte inquadrature paiono pale d’altare e possiamo trovarci chiaroscuri caravaggeschi, luminosità rembrantiane e prospettive alla Vermeer. Ma non è un’operazione puramente estetizzante, c’è organicità fra il tema esistenziale trattato con una visuale d’ampio respiro - lontano da proclami e adesioni di parte, con soluzioni aperte per laici e chierici – e la forma della narrazione. Anzi gli elementi si compenetrano in misura esatta per un’opera coinvolgente, essenziale e godibile. A conferma d’un talento che anche altri giovani registi italiani hanno mostrato ma non saputo bissare.

Regia: Saverio Costanzo
Soggetto e sceneggiatura: Saverio Costanzo
Direttore della fotografia: Mario Amura
Montaggio: Francesca Calvelli
Interpreti principali: Christo Jiukov, Filippo Timi, Marco Baliani, André Hennicke
Musica originale: Alter Ego
Origine: Ita-Fra, 2006
Durata: 115’