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Dazibao Umanitario Musica-Opera Sociale Lucio Garofalo
di Lucio Garofalo
L’operazione mediatica denominata “Live 8” è l’ennesima iniziativa sbandierata come un evento filantropico ed umanitario, con uno scopo liberale quanto pragmatico (almeno stando agli intenti dichiarati ed alle enunciazioni di principio) quale la cancellazione del debito economico che strangola i paesi africani.
Al di là della buona fede di Bob Geldof e delle altre rockstar che vi hanno aderito (alcune delle quali hanno partecipato anche per farsi pubblicità, mi riferisco soprattutto ai personaggi meno noti) a me (che sono sempre diffidente e malpensante) non è sfuggito il vero carattere - per nulla misericordioso - di tale manifestazione, ovvero una finalità assolutamente ipocrita e strumentale di mera propaganda ideologica.
Come altre “nobili” azioni spettacolari del passato - si ricordi il Live Aid degli anni ’80, organizzato sempre da Bob Geldof - anche questa operazione “buonista” mi è parsa funzionale, o comunque strumentalizzabile, ai fini di un disegno ideologico-propagandistico teso, tra l’altro, a “ripulire” la coscienza sporca dell’opulenta civiltà occidentale, per procedere infine a riabilitare un sistema economico di rapina, di espropriazione e di sfruttamento a danno di miliardi di esseri umani nel mondo, un sistema planetario che da anni è precipitato in una grave crisi di consensi, oltre che in una fase di vero e proprio declino strutturale.
Mi sorge spontanea una domanda: ma chi sono i veri debitori e creditori? Mi spiego.
L’Africa, culla del genere umano, è uno sterminato continente ricchissimo di risorse umane e naturali: forza-lavoro, acqua, petrolio, oro, diamanti, avorio ed altre preziose materie prime.
Queste immense ricchezze - non solo materiali, se si pensa al saccheggio culturale che ancora oggi subiscono le popolazioni africane - per secoli sono state depredate ed estorte ai legittimi proprietari (ossia gli africani) da parte di una ristretta schiera di superpotenze imperialistiche (soprattutto europee, con l’aggiunta degli Stati Uniti, mentre il Giappone ha sempre mirato al dominio ed allo sfruttamento coloniale dell’Asia) che, in nome di una pseudo-legalità internazionale, continuano a pretendere la restituzione del cosiddetto debito economico, accumulato da regimi locali dispotici e corrotti, collusi con lo strapotere occidentale, in seguito ad incessanti acquisti di armi da guerra, i cui principali produttori ed esportatori mondiali sono (non a caso) i suddetti Stati occidentali.
Voglio dire che, se leggiamo bene la storia dell’Africa (e dell’intero pianeta), ci rendiamo conto che è il ricco e civile mondo occidentale ad essere debitore, sia sotto il profilo materiale che culturale, verso i popoli africani, non il contrario! Eppure, chi espone le cose come sono, crudamente e senza ipocrisie, è criticato quale “nemico” dell’occidente.
Dal canto suo, il “Live 8” ha creato uno dei paradossi più assurdi che si siano mai visti, ma che esprime emblematicamente ed efficacemente la follia e le violente contraddizioni che sono alla base dell’attuale assetto economico-sociale globale.
Infatti, numerose rockstar ultramiliardarie (addirittura, nel concerto londinese è comparso Bill Gates, l’uomo più ricco del mondo, ad invocare l’elemosina a favore delle sventurate popolazioni africane) si sono esibite in concerti svoltisi nelle maggiori metropoli occidentali (Londra, Philadelphia, Toronto, Mosca, Parigi, Berlino, Roma, Edimburgo ecc.) per chiedere ai capi di stato che si incontreranno nel prossimo G8 (in Scozia) di abbattere il colossale debito economico (che ammonta a svariate migliaia di miliardi di dollari: una cifra spaventosa) che affoga i paesi africani, e che tanto non potrà mai essere estinto completamente, dato che solo gli interessi annui stanno letteralmente strozzando lo sviluppo di quei popoli, soprattutto dell’Africa sub-sahariana e centro-meridionale. A parte le condizioni di estrema povertà materiale in cui versa un miliardo di persone che vive con meno di un dollaro al giorno, occorre evidenziare la catastrofe sanitaria provocata dalla crescente diffusione di perniciose epidemie quali l’Aids, che in occidente sono ormai debellate o sotto controllo, mentre in vaste zone del continente africano stanno provocando un vero e proprio sterminio di massa, a causa degli alti costi dei vaccini imposti dalle multinazionali farmaceutiche.
Ebbene, il mio profondo scetticismo scaturisce dall’analisi dell’esperienza storica, che mi induce a dubitare del valore di simili iniziative che servono, probabilmente, anche a rimuovere i sensi di colpa e la cattiva coscienza del mondo occidentale.
Non è un caso che l’immenso fiume di denaro devoluto ai paesi poveri, sia finito in parte nelle tasche dei ricchi dei paesi poveri, o è ritornato ai ricchi dei paesi ricchi in termini di interessi (usurai) sul debito, oppure attraverso la vendita di armi.
Allora, si dirà, come sono “bravi” e “generosi” i cantanti e i musicisti del “Live 8”! Come sono “buoni” i bianchi occidentali, che sono persino disposti ad azzerare il debito finanziario che uccide l’Africa e il Terzo mondo in generale!
Ma, domando, quale strozzino ha mai estinto, di sua spontanea volontà, il debito (o una parte di esso) contratto dalle proprie vittime? Nessuno.
Eppure siamo pronti a credere che una cosa del genere possa improvvisamente accadere agli usurai dell’economia globale, soltanto perché lo ha detto la Tv, solo perché lo hanno chiesto alcune popstar arcimiliardarie. Ma che ingenuità sovrumana!
Inoltre, seguendo il concerto londinese, ad un certo punto ho visto scorrere sul palco le immagini dei potenti del G8, alla stregua di un vero e proprio spot elettorale.
Ciò mi ha ulteriormente confermato che un obiettivo strategico di simili iniziative “benefiche”, condotte a livello verticistico, è quello di sottrarre l’iniziativa ai movimenti di base - che, ad esempio, sono stati protagonisti al G8 di Genova nel 2001 - ed alle masse, che evidentemente possono solamente svolgere un ruolo da spettatrici, per assegnare invece una funzione decisiva e primaria sia alle popstar sia agli statisti del G8 i quali, grazie ai loro giullari supermiliardari, possono riacquistare la credibilità ed il prestigio perduti.
Tuttavia, né i cantanti del “Live 8”, né i capi di stato del G8, sono tanto potenti e determinanti quanto lo sono, invece, altri centri di comando e di dominio “imperiali”, ossia le multinazionali (soprattutto quelle petrolifere, degli armamenti, dei farmaci), il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale ed altre strutture del potere economico sovranazionale.
Pertanto, le migliori campagne di sensibilizzazione non si promuovono organizzando megaconcerti ultramiliardari, utili soprattutto per far vendere milioni di dischi alle multinazionali discografiche, o allestendo megaspot elettorali a beneficio dei presunti padroni della Terra, bensì costruendo dal basso percorsi di lotta, di progettazione e di proposta politica, in cui le masse popolari riescano ad esercitare un ruolo di protagonismo attivo e consapevole, e non quello di semplici spettatori e consumatori passivi di un mega-spettacolo dello starsistem internazionale.
Questa, almeno, è la modesta opinione di un cittadino del mondo che non ama conformarsi o piegarsi agli schemi culturali e politici dominanti, ma cerca di sfuggire alle facili suggestioni suscitate dai mass-media e da simili iniziative prettamente propagandistiche.
In buona sostanza, e sto per concludere (finalmente!), il mio intento è quello di smascherare la natura ipocrita e mistificante di tali operazioni di portata planetaria che vengono spacciate come attestati di solidarietà e fratellanza universali, ma in realtà approfittano della buona fede e delle speranze delle masse popolari.
Non sono un mago o un profeta, per cui non conosco, né intendo suggerire la “soluzione” (finale o parziale che sia) rispetto ai gravissimi problemi che affliggono gran parte dell’umanità, come la drammatica emergenza dell’estrema povertà in cui versano i popoli africani. A tale scopo, comunque, non servono le iniziative quali il “Live 8”, che celano e perseguono ben altri interessi, più orientati a vantaggio delle popstar, dei decisori del G8, e di quel 20 % di ricchi che consumano oltre l’80 % del reddito materiale prodotto dall’intero pianeta.