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di Spartacus
Dichiara: “Il nostro è un varietà d’intrattenimento, noi cazzeggiamo, non facciamo processi”. Lei è Simona, la Vanna Marchi dello show calciofilo, che s’erge a difesa anche delle passerelle indifendibili come quella di Lucianone Moggi voluto in trasmissione perché tutto quanto fa spettacolo, ancor più l’associato a delinquere per eccellenza del mondo pallonaro.
E’ la deriva d’un modo “d’intrattenere” che s’autoproclama intelligente e che dall’ammiccante è da tempo scaduto solo nello sguaiato e triviale.
Una prosecuzione della tivù degli “amici” diventata tivù delle camarille che sparano volgari e stupide cazzate.
Brava Simona, tutta tette e tattiche da “furbetta del programmino”, buona per Mediaset e una Rai berlusconizzata o prodemente prodiana. Lei adotta la linea vespiana che la fa stare a galla non solo per l’acquiescenza ma per il vuoto a perdere assoluto di contenuti e anche di gag. Così nello sciocchezzario che avvolge tanta parte di Mamma Rai la signora Ventura appare in perfetta sintonia anzi ne è da tempo diventata una delle interpreti di rango. Infatti giù conduzioni a destra e manca con in testa “Grandi Fratelli” infarciti di tutto il trash che gli esperti video dicono il pubblico desideri.
Strani desideri, strani pruriti italioti. Non ci stancheremo mai di sorprenderci della goduria con cui i nostri fratelli s’arrapano in faccia alle cazzate urlate dalla Ventura. E se per un passaggio di valore aggiunto della sua trasmissione che possono essere gli sketch di Teocoli o di Max Giusti bisogna sorbirsi gli show iper-garantisti d’un tifoso non della juventinità ma dell’illegalità fatta politica qual è l’onorevole “Sto con chi mi tratta meglio”, oggi ministro più che della Giustizia della Giustificazione d’ogni reato, preferiremmo non ridere. Oppure sì, ma farlo ma col cazzeggio di stile. Come insegna la sana e immortale goliardia.
Ripassi Simona qualche ruolo dell’Ifigonìa in Culide: “Noi siamo le Vergini dai candidi manti, siam rotte di dietro ma sane davanti ... ” magari nei classici troverà spunti godibili per la sua verve fatale e sbarazzina senza cadere nelle sabbie mobili d’ingombranti pesi morti della parola sua e degli sgraditi ospiti.
Il cazzeggio è un’arte, la cazzaraggine è appunto una s/ventura.
Messaggi
1. > CAZZARA, 18 settembre 2006, 12:39
Pappa e ciccia
Che triste il teatrino di Moggi e Mastella dalla Ventura. Uno resiste a svariati anni di governo Berlusconi, passando per Previti, e poi si ritrova Mastella ministro della Giustizia. Simili anche fisicamente, affini per sguardo e idee sul calcio, Moggi e Mastella non hanno avuto il minimo contraddittorio con nessuno, a parte Gene Gnocchi, miglior giornalista Rai. Nessuno che provasse a ribattere alle asinate del ministro, pappa e ciccia con Lucianone. A un certo punto non si capiva chi fosse la pappa e chi la ciccia, oppure si capiva anche troppo bene. Pappa, ciccia e stessa faccia.
Maurizio Crosetti ( dal suo blog su repubblica.it)