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Tv Due ore di duello tesissimo tra il premier e il leader di Rifondazione
Publie le sabato 14 gennaio 2006 par Open-PublishingDazibao Partiti Partito della Rifondazione Comunista Parigi Piero Sansonetti
Bertinotti batte Berlusconi
di Piero Sansonetti
Il capo del governo, Silvio Berlusconi, e il leader della sinistra radicale, Fausto Bertinotti, si sono affrontati in Tv, a Porta a Porta. Arbitro Bruno Vespa. Più di due ore di duello, sempre teso, che si è concluso - secondo tutti gli osservatori - con la vittoria di Bertinotti. E’ stata una vittoria larga, diciamo pure indiscussa. Dicono che alla fine il premier fosse parecchio nervoso, per niente soddisfatto, e forse anche un po’ arrabbiato con Vespa che non gli avrebbe dato una mano, come probabilmente lui si aspettava. Durante il faccia-a-faccia, più volte, l’addetto stampa di Berlusconi, Bonaiuti, ha fatto a Vespa il gesto di chi chiede il tempo. Batteva sull’orologio, come per dire: "tagliamo... ". Berlusconi a fine trasmissione si è chiuso con Vespa nel suo camerino e non si sa cosa si siano detti.
In Tv Berlusconi e Bertinotti sono apparsi come i due esponenti più prestigiosi di due modi lontanissimi di concepire la politica. In forma un po’ schematica, ma abbastanza precisa, possiamo dire che si è visto cosa è la destra e cosa è la sinistra. Berlusconi è un uomo che concepisce la politica come uno strumento importante per assistere e dare sostegno alle imprese (in particolare, si sa, ma è superfluo fare polemica su questo, alle sue imprese...). Bertinotti invece pensa che la politica sia il terreno sul quale si misurano e si scontrano le idee e gli interessi collettivi, e che permette, attraverso il conflitto, di riequilibrare a vantaggio dei più deboli i rapporti di forza che il potere economico - spontaneamente - orienta sempre a favore dei forti.
Partendo da queste idee diverse si è svolto il confronto. Ed è sembrato il confronto tra chi ha a cuore gli interessi particolari di un pezzo piccolo e forte dell’Italia e chi ragiona sulle politiche che servono al paese. Bertinotti ha guidato la discussione dal primo all’ultimo minuto. E’ lui che ha posto i problemi, ha indicato gli argomenti della battaglia politica, ha espresso le critiche a questi cinque anni di insuccessi, ha proposto le soluzioni, concrete, ragionevoli, anche se sempre orientate da una scelta di sinistra. Questione fiscale, welfare, servizi pubblici, investimenti, ambiente, salari, prezzi, tasse, occupazione, diritti dei lavoratori, guerra: Bertinotti parlava dell’Italia, del "popolo", dei grandi problemi del mondo. Il capo del governo è riuscito solo a rispondere sollevando le solite polemiche, vecchissime, un po’ noiose - quelle su Stalin, su Mao, sui comunisti fannulloni, sui suoi sacrifici e sui dispiaceri che riceve dalla gente ingrata... - ma non è stato mai capace di entrare davvero nella contesa, cioè di contrapporre alla visione di Bertinotti una sua visione. Bertinotti ha spiegato in modo molto chiaro qual è il suo giudizio negativo sul capitalismo italiano, sulle sue degenerazioni, sulla sua incapacità di produrre ricchezza e di produrre politica. Berlusconi a questa critica non ha contrapposto niente. E’ come se avesse detto: "io sono capitalista, e non ho bisogno di una mia idea del capitalismo... "
E’ questa la debolezza della destra italiana, che ieri è apparsa chiarissima. La mancanza di una visione. Di un progetto. La destra appare come un agglomerato di settori politici, di vario orientamento, uniti solo dal pragmatismo e dalla volontà di mantenere il potere.
Si può obiettare: ma la sinistra ha una sua visione? Non è forse anche gran parte del centrosinistra ammalato di pragmatismo, di poterismo? Non è l’alleanza guidata da Prodi troppo divisa sulle grandi scelte per riformare la società e lo Stato?
Sicuramente le divisioni ci sono, e ci sono molte pigrizie, molte lacune nel centrosinistra. Però il confronto in Tv di ieri ha fatto capire che l’Unione ha nel suo arco una freccia formidabile, che è il suo valore aggiunto: le capacità di analisi e di pensiero, e assieme il realismo, della sinistra radicale. Ieri Bertinotti ha vinto il duello col premier non solo perché ha dimostrato la forza e la complessità maggiore delle sue idee, rispetto a quelle del centrodestra, ma anche perché ha dato la prova provata che esiste una sinistra radicale che può condizionare e dare forza alla proposta politica del centrosinistra, aiutando i riformisti e i centristi ad uscire dalle loro timidezze e dal rischio di subalternità. E permettendo all’Unione di assumere un profilo più alto, e di presentarsi al paese come un’alleanza forte, in grado di dare una svolta, di cambiare la politica, di rimettere sotto tutela lo strapotere delle lobby economiche.
P. S. Abbastanza incomprensibili, e inquietanti, le minacce del premier ai Ds sul caso Unipol. Se davvero Berlusconi sa qualcosa sul coinvolgimento dei Ds nella scalata Unipol a Bnl, questo è molto grave per due motivi: primo, perché ancora non lo ha detto ai magistrati, dunque ha avuto un comportamento reticente. Secondo, perché possono sorgere dei dubbi seri su come possa avere avuto queste informazioni: utilizzando in qualche modo il suo potere di premier? Non sarebbe una bella cosa, no?