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Ramon Mantovani: il voto degli italiani all’estero è un "contentino"
Publie le martedì 28 febbraio 2006 par Open-Publishing1 commento
Elezioni-Eletti Partito della Rifondazione Comunista Parigi Carlo Cartocci
di Carlo Cartocci
Il compagno Ramon Mantovani in una recente intervista ai microfoni di “Volti e Voti” ha affrontato in modo parziale e ingeneroso il tema del voto degli italiani nel mondo.
Nell’intervista si esprimono, ovviamente, opinioni personali, ma, quando l’intervistato è un deputato e un dirigente del partito, sarebbe opportuno fare sempre una chiara distinzione fra le proprie convinzioni e le linee politiche espresse dal partito stesso, magari per confrontarle se lo si ritiene giusto e opportuno.
Nel merito va precisato:
1. è vero che il PRC ha votato contro questa legge elettorale e che ne avremmo voluto un’altra che contemplasse, accanto al voto agli “emigrati”, anche il voto degli “immigrati” in Italia. Ma è anche vero che, dopo un lungo periodo di assenza e disattenzione, il partito si è proposto di affrontare il tema in modo nuovo, aprendosi all’ascolto degli italiani all’estero, impegnandosi in difesa dei loro diritti, e, sul piano organizzativo, creando uno specifico settore di lavoro affidato a un responsabile nazionale.
2. Non è assolutamente vero che il partito abbia deciso di partecipare alle elezioni all’estero solo per “spirito di unità nei confronti dell’Unione”. Siamo invece convinti di poter portare nell’Unione la peculiarità della nostra politica anche in questo ambito: lo abbiamo fatto nella stesura del programma comune, lo stiamo facendo in campagna elettorale. È tradizione comunista impegnarsi sempre al massimo nelle elezioni, anche quando, per errori e ritardi, potrebbe esserci il rischio di risultati non eclatanti. I compagni candidati e tutti i compagni all’estero sono generosamente impegnati in una campagna difficile per la vastità del territorio delle varie ripartizioni e per la scarsità dei mezzi a disposizione.
3. L’argomento secondo cui gli italiani all’estero sarebbero solo interessati “all’acquisizione del passaporto per venire a lavorare in Europa o negli USA” e “disinteressati alle vicende politiche italiane” è frutto di disinformazione e probabilmente di vecchi pregiudizi mai verificati. A parte il fatto che la maggioranza degli italiani nel mondo già vive e lavora in Europa e che non sono molti quelli che nei paesi latinoamericani sognano di andare negli USA (!), c’è da rilevare che la novità della politica del partito verso gli “emigrati” è anche nell’ipotesi che non siano solo loro ad aver bisogno di noi, ma anche noi di loro, se vogliamo, sia pur tardivamente, rimuovere il rimosso e trarre ispirazione da una straordinaria esperienza del passato e del presente. Una visione più aperta del mondo, che rovesci ogni residua visione italocentrica, o al massimo eurocentrica, della realtà sociale e politica, è necessaria alla rifondazione comunista. Non per caso ci sforziamo di essere presenti con il nostro specifico contributo, che viene riconosciuto e apprezzato, in tutte le situazioni internazionali in cui convergono le multiformi esperienze di lotta al neoliberismo. Il rapporto più stretto e l’ascolto dei migranti tutti, e-migrati e im-migrati, è per noi prezioso. Il compagno Mantovani è evidentemente attardato su analisi vecchie.
Sono certo che saprà ripensarle.
Roma, 25 febbraio 2006
Ramon Mantovani: il voto degli italiani all’estero è un "contentino"
"se gli immigrati che pagano le tasse in Italia non hanno diritto al voto, non vedo perché dovrebbero averlo gli Italiani residenti all’estero"
"Abbiamo votato contro la legge del voto degli Italiani all’estero, una legge che si basa sulla demagogia e sulla disinformazione" afferma l’On. Ramon Mantovani, deputato di Rifondazione Comunista e Componente della Commissione Affari Esteri della Camera, in un’intervista rilasciata ai microfoni di "Volti e Voti", in onda su Leonardo World, il canale prodotto dal Gruppo Sitcom - Secondo Mantovani, il voto è più che altro un ’contentino’, una falsa soluzione del debito che noi abbiamo nei confronti degli Italiani emigrati all’estero".
"Presentiamo i nostri candidati nelle liste dell’Unione - prosegue l’Onorevole - solo per spirito di unità nei confronti della coalizione. Riteniamo che la maggioranza dei cittadini che chiede la cittadinanza lo fa per avere il passaporto italiano e avere delle facilitazioni per recarsi a lavorare in Europa o negli Stati Uniti, non per questioni nostalgiche o per partecipare alla vita politica del nostro Paese". "E - incalza Mantovani - se gli immigrati che pagano le tasse in Italia non hanno diritto al voto, non vedo perché dovrebbero averlo gli Italiani residenti all’estero".
Per quanto riguarda il "caso Calderoli" che sta provocando tensioni e pericoli per le Comunità di Italiani all’Estero, l’Onorevole giudica il gesto dell’ex - ministro "criminale non da un punto di vista legale, ma dal punto di vista politico", e trova ingiusta l’indagine per vilipendio alla religione, ribadendo la lotta del suo Partito affinché crimini di questo genere siano depenalizzati.
"Volti e Voti" è il nuovo format di approfondimento politico curato da Giacomina Valenti, dedicato agli Italiani all’estero e in onda su Leonardo World dal lunedì al venerdì alle 22.00 (ora italiana), 10.00 p.m. (ora di New York) e 01.00 p.m. (ora di Sidney). Con il programma "Volti e Voti" Leonardo World intende offrire un servizio a tutti coloro che, all’estero, intendono esercitare - per la prima volta - il proprio diritto-dovere al voto, e che sentono la necessità di una maggiore informazione politica. Leonardo World è il canale satellitare prodotto da Gruppo Sitcom attualmente diffuso in Australia, Inghilterra, Canada, Stati Uniti e Sud America. Leonardo World trasmette oggi 24 ore su 24 ed offre il meglio delle produzioni dei canali del Gruppo Sitcom: Alice, Leonardo, Marcopolo e Nuvolari. Dalla cultura alla cucina, dal turismo alla moda, dal territorio all’arte, dalle nuove tendenze al costume: questi i contenuti dei format che caratterizzano le televisioni del Gruppo e che rappresentano il meglio del "prodotto Italia" nel mondo.
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1. > Ramon Mantovani: il voto degli italiani all’estero è un "contentino", 28 febbraio 2006, 16:48
Cari Cartocci e Mantovani,
Innanzitutto, un grazie per farci (parlo in qualità di italiano residente all’estero) sentire parte di un dibattito politico che, in qualche modo -strano quanto si voglia-, ci riguarda.
Per nascita siamo italiani.
Vivo a Copenaghen, in Danimarca, da otto anni. Sono un migrante. Sono cittadino italiano.
Circa un anno fa, vedendo lo scempio che il governo Berlusconi stava facendo della nostra Nazione, decisi di fare qualcosa per aiutare il mio Paese. Presi contatti, in Italia, via internet e sempre via internet, ho fondato e sviluppato, con un’altra quarantina di compagni, il coordinamento de l’Unione in Danimarca.
Quale tipo di aiuto possiamo dare noi (a migliaia di chilometri di distanza) all’Italia?
1- Innanzitutto una esperienza di vita diversa.
Vivo in Danimarca per scelta e non per necessità. Vivo in un Paese dove si pagano le tasse (e lo fanno tutti), dove l’ecologia è nei programmi politici di tutti i partiti (i verdi sono inesistenti, senza offesa per nessuno), dove la condivisione della ricchezza comune è sentita come un dovere morale ed il bene comune una proprietà di tutti (che va’ perciò rispettato e preservato). Se un giorno ritornassi a vivere in Italia vorrei "contaminare" la mia realtà locale in base alla mia esperienza di vita. Qualcosa del genere sta’ gia’ avvenendo: abbiamo fatto un blog www.scandinaria.org dove , oltre a tenerci collegati a livello scandinavo, sentiamo di poter contribuire (con le nostre esperienze di vita) ad una maggiore comprensione, in Italia, delle società in cui viviamo e ,perchè no? , magari dare la possibilità agli italiani in Italia di capire che vivere in un altro modo è possibile - noi lo proviamo quotidianamente.
Questa è la ricchezza che i rappresentanti degli italiani che saranno eletti in parlamento alle imminenti politiche dovranno portare all’Italia.
In Danimarca ci sono circa 2.600 italiani aventi diritto al voto: in termini numerici siamo ai livelli di un quartierino di Stoccarda... Ma in termini pratici viviamo il cosiddetto modello scandinavo; a pelle.
È chiaro che i "nostri" candidati della circoscrizione Europa vengano dalle aree a più alta densità di popolazione (Germania, Svizzera e via dicendo). Forse per loro, noi siamo una manciata di voti che, in ogni modo finiranno laddove devono finire (ed è anche vero). Ma ciò che mi preme sottolineare è che a livello politico possiamo, anche noi, dire la nostra. Mantovani teorizza l’inutilità del nostro voto (il contentino): non sono daccordo. In ogni caso, noi residenti all’estero, il diritto di voto lo avremmo sempre avuto (sobbarcandoci il viaggio in Italia ed avendo diritto al rimborso del biglietto ferroviaro dal confine fino al comune di appartenenza - secondo la legge antecedente a quella attuale sul voto degli italiani all’estero). Quindi, non essendo più obbligati a viaggiare per votare o meglio, non viaggiare per non votare, più che di contentino parlerei di un bel progresso civile: il nostro diritto al voto è inalienabile in quanto cittadini italiani e siamo adesso messi in grado di esercitarlo. Sono però daccordo con mantovani quando dice che gli immigrati dovrebbero avere diritto di voto. In Danimarca noi stranieri partecipiamo alle elezioni comunali e regionali ma non a quelle politiche. E qui si aprirebbe un altro capitolo di civiltà: la doppia cittadinanza. Un cittadino straniero dovrebbe, dopo un certo numero di anni, automaticamente ricevere la cittadinanza del paese in cui vive e lavora e mantenere, al tempo stesso, la cittadinanza per nascita. Ho letto i programmi dei nostri candidati nella circoscrizione europa (quelli che sono disponibili sulla rete). Non ce n’è uno solo che, ad oggi, nel proprio programma abbia incluso questo tema. Gira e rigira si parla di cose importanti sì pensioni, valorizzazione della lingua e della cultura, partite di calcio e formula uno oscurate dalla RAI ecc. ma che non raccolgono le opportunità e le sfide che il nostro tempo ci propone. Chi dei nostri candidati se la sentirà di raccogliere questo impegno? Attendo risposte.
2- Gli italiani all’estero sono la parte visibile dell’Italia
Siamo noi, italiani all’estero, che rappresentiamo l’Italia: ne spieghiamo le sfaccettature, le contraddizioni, aiutiamo gli "stranieri" ad amare la nostra cultura, la nostra lingua (e poi metteteci quello che volete perchè mi sembra di parlare come Tremaglia). E questo è un dato di fatto. Le istituzioni che ci rappresentano all’Estero (Istituti di cultura, ICE, Enit ecc.) salvo rare eccezioni, rappresentano il lato "istituzionale" dell’Italia e non la parte "vivente".
3- Gli italiani all’estero sono il raccordo tra i Paesi stranieri e l’Italia
Sia dal punto di vista culturale, che economico, che sociale e politico noi possiamo sviluppare relazioni "dal basso" che in virtù della loro natura sono molto più efficaci e genuine. Un esempio (e scusate se cito ancora la nostra esperienza come Unione in Danimarca - ma è l’unica di cui posso parlare con cognizione di causa) abbiamo allacciato rapporti con partiti politici danesi che ci porteranno a varie occasioni di scambio politico e culturale aiutando così quel processo di vera integrazione europea (tra le persone) che è in questo momento in una fase pericolosa di stallo.
Scusate la mia prolissità ma sentivo di dover portare una voce "in causa" all’interno di questo dibatitto. Se poi vorreste scrivermi personalmente il mio indirizzo email è: birignao@gmail.com
Venite a visitare i nostri siti: www.scandinaria.org ed www.unione.dk per essere parte della "nostra" (come italiani in Danimarca) esperienza così come noi lo siamo, sempre della "nostra" (in quanto italiani).
Ciao,
Donato Russo