Home > RICOMPARE MONTI, MA NESSUNO LO ASCOLTA (seconda parte)
RICOMPARE MONTI, MA NESSUNO LO ASCOLTA (seconda parte)
par Lucio Manisco
Publie le giovedì 21 febbraio 2013 par Lucio Manisco - Open-PublishingFantapolitica? Fallisce la rivolta di Atlante. (seconda parte)
Si sgretola in tre mesi la coalizione PD-M5S. La paralisi governativa giova all’economia nazionale. Nuove elezioni ad ottobre. Gli Stati Uniti stanno a guardare e ritirano i droni. Sede vacante dopo 80 giorni di conclave.
New York, 1 giugno - Gli Stati Uniti, governo, congresso e opinione pubblica, travolti dalla peggiore crisi dai tempi della guerra di secessione non nutrono più il minimo interesse e tanto meno allarme per gli sconcertanti eventi italiani: la riprova si è avuta ieri con l’ordine del presidente Obama di sospendere l’impiego di cento e più droni che per più di sessanta giorni hanno sorvolato i cieli di Roma e dintorni. Le prime pagine di quotidiani quali il New York Times e il Washington Post, come i telegiornali della NBC, della CBS e della Fox News dedicano ovviamente spazio e tempo al baratro in cui è precipitato il paese con il “fiscal cliff” e la “sequestration” del 1 marzo (85 miliardi di tagli al bilancio, due milioni e ottocentomila disoccupati in più, la social security frantumata, il Pentagono senza fondi e i due o tre eloquenti discorsi pronunziati ogni giorno da Barack Obama). Non mancano i commenti sui pericoli di un nuovo isolazionismo, sulla sede vacante per un conclave senza fine, sul ritiro tedesco di duemila tonnellate di quello che viene chiamato l’oro del Reno dai depositi blindati della “Fed” newyorchese, ma le notizie dall’Italia vengono tutt’al più trattate come “oddities”, curiosità, nelle ultime pagine dei giornali e solo per l’insistenza dei pochi corrispondenti americani rimasti nel nostro paese.
Ecco il quadro frammentario della situazione italiana che un lettore della grande mela si può fare scorrendo durante l’ultima settimana qualche titolo ad una colonna a pagina 27 del New York Times: “Si sgretola la coalizione governativa comunista-grillina: nuove elezioni ad ottobre”. “Il presidente della repubblica Prodi lamenta l’irresponsabilità delle traballanti maggioranze nelle due camere”.
“L’inazione governativa giova all’economia”. “Ricomparsa dal volontario e segreto esilio in Svizzera di un Monti-John Galt: nessuno lo ascolta”. “Proteste e schiaffi tra i parlamentari M5S costretti a vivere in camere d’affitto a Pietralata”. “Bersani visita Berlusconi agli arresti domiciliari a Palazzo Grazioli”. “Accordo Vendola-Ingroia per il ritorno alle urne”.
E poi qualche divertente dettaglio: Beppe Grillo, parcheggiato da due mesi a Piazza Montecitorio, arringa quotidianamente i suoi parlamentari che si sono divisi in diversi gruppi sotto sigle quali “Vaffan-6” e “Evasione liberale-7”, ma non riesce a convincerli che il dibattito alla camera non può ridursi allo scambio di ceffoni come nel film “Amici miei”. Vano il richiamo all’unità del comico genovese sulla base del successo ottenuto con l’approvazione del decreto legge che ha permesso il lancio con elicotteri di due miliardi di banconote da 5 euro sulle regioni più colpite dalla disoccupazione. Sembra che una misura così semplicistica abbia effettivamente stimolato i consumi a differenza degli incentivi fiscali alle imprese serviti solo a finanziare segretamente le loro delocalizzazioni all’estero. E’ anche vero che il baratro economico-finanziario in cui la crisi USA ha sprofondato il mondo intero ha indubbiamente frenato questo trasferimento di posti di lavoro nei paesi dell’Est europeo e in Asia.
Da un trafiletto del Washington Post sugli ultimi dati dell’ISTAT e sulle incessanti inchieste delle procure della Repubblica si deduce che il massiccio ingresso del M5S in Parlamento e la sciagurata coalizione con un PD votato al suicidio possa avere ottenuto un solo risultato positivo: la parziale riduzione della presenza di mafia, ‘ndrangheta e camorra nelle istituzioni e nell’imprenditoria per la temporanea assenza dei loro tradizionali referenti.
Questa è anche la tesi sostenuta da Antonio Ingroia nella conferenza stampa indetta dopo le minacce di morte da parte della mafia causate dall’inatteso anche se limitato successo elettorale del 25 febbraio.
Un certo qual risalto è stato invece dato soprattutto su Internet alla ricomparsa di Mario Monti e dei suoi collaboratori ed alla conferenza stampa indetta dall’ex premier alla Bocconi il 22 maggio insieme a Marchionne, Scalfari e la Fornero (assenti invece gli industriali e gli intellettuali che insieme a lui avevano fatto sparire ogni traccia il 29 febbraio e nei giorni seguenti). E’ stato lui stesso a svelare il mistero: si era trattato di un esilio volontario e segreto nei cottages vicini alla residenza di Sergio Marchionne a Walchwil nel cantone svizzero di Zug. Un convegno di studio dunque, o qualcosa di simile ad uno sciopero articolato sulla non partecipazione sua e dei suoi collaboratori e sostenitori alla guida del paese dopo la cocente sconfitta alle urne. (Questo spiega il nomignolo di Monti-Galt affibbiatogli dal N.Y. Times, di cui in seguito).
L’ex premier ha riproposto in termini più drammatici il dramma dell’Italia sull’orlo del baratro – anzi, ha detto, forse già nel baratro data l’insipienza populista dei partiti al potere – ha rimodulato le ricette della austerity come unica via della crescita ed ha dichiarato la sua disponibilità a servire il paese per uscire dall’emergenza e dal baratro di cui sopra. Il problema questa volta per il professore non è solo costituito dai fiaschi collezionati nei quattordici mesi di governo o dall’eclissi di Berlusconi, ma dal fatto che al Quirinale non c’è più Giorgio Napolitano, ma Romano Prodi che si è limitato a fargli gli auguri di un meritato riposo dopo le onerose e travagliate fatiche degli ultimi diciannove mesi.
Veniamo ora al Monti-John Galt del quotidiano newyorchese. John Galt è il protagonista del romanzo filosofico “Atlas Shrugged”, tradotto in italiano con il titolo “La rivolta di Atlante” scritto nel 1957 dall’esule russa negli USA Ayn Rand.
L’importanza dell’opera negli Stati Uniti, ma praticamente ignorata in Europa, è stata definita “seconda solo alla Bibbia”. L’autrice è forse ricordata in Italia per due altri polpettoni antisovietici da cui durante il regime fascista vennero tratti due film con Alida Valli e Andrea Checchi, “Noi vivi” e “Addio Kira”.
La sostanza della filosofia economica e sociale di “La rivolta di Atlante” è articolata su due punti fondamentali: altruismo e solidarietà sono i vizi capitali della società americana di cui vengono preannunziati il declino e il degrado terminale nella seconda parte del secolo scorso; solo gli individui – geni, inventori e produttori di ricchezza - possono salvare il capitalismo dalla distruzione programmata dai sindacati e in genere dalle teorie socialiste. Quindi solo l’avvento di una diversa teoria razionale e oggettivista, propugnata dalla Ayn Rand in altre opere prima della sua scomparsa nel 1982 - uno zabaione frullato di travestimenti del pensiero di Nietzsche, Locke, Spinoza e Tommaso D’Aquino – può portare alla redenzione e alla rinascita degli Stati Uniti d’America.
Cosa ti combina John Galt, protagonista del romanzo? In una economia americana che si avvia al collasso a causa dei soffocanti controlli governativi sulle finanze e sull’industria, guida uno sciopero dei capitalisti che trovano rifugio nelle montagne del Colorado – Aspen e dintorni. La loro assenza provoca rovina e morte, guerre civili, criminalità e sanguinose repressioni delle moltitudini di “parasites” e di “moochers” in rivolta, parassiti e fannulloni, gli stessi menzionati recentemente dai Brunetta e Fornero nostrani. La trionfale conclusione di “Atlas Shrugged”: i reprobi – burocrati governativi corrotti, sindacalisti e altruisti sinistroidi della malora - si pentono amaramente, rintracciano nel Colorado John Galt e lo implorano a tornare in scena. Il protagonista accoglie l’invito, impugna generosamente le redini del potere e salva gli Stati Uniti, il mondo e l’intero genere umano dalla catastrofe.
Noi non sappiamo se il Chicago Boy Monti tenga sul comodino il romanzo della Rand al posto dei testi di Keynes e di Lord Beveridge, ma la tentazione in queste due precedenti puntate di fantapolitica è stata irresistibile nell’immediata vigilia di queste elezioni italiane.