Home > Questa è la guerra, signori.
Dazibao Guerre-Conflitti Keoma
E’ triste e drammatico dirlo ma questi poveri ragazzi non sono morti per nessuna patria che non siano le menzogne di qualche petroliere americano e le ambizioni di qualche piccolo politico italiano.
di Don Gianfranco Formenton (parroco di S.Angelo in Mercole e S.Martino in Trignano) (da "Aprile o-l" - 28.4.06)
Primo comandamento di tutti gli eserciti: / tu non avrai altra ragione / all’infuori della ragione (impazzita) / di colui che ti manda. / I soldati devono solo uccidere / ed essere uccisi.
(David Maria Turoldo)
Questa è la guerra, signori, che ora è il dolore della nostra Italia ma che è la quotidiana tragedia di gran parte dell’umanità. Ora siamo noi a piangere perché a morire sono stati i nostri figli ma questa è la guerra, signori. I soldati fanno questo di mestiere: "uccidere ed essere uccisi". Il dramma è l’ipocrisia degli uomini di stato che prima li mandano ad "uccidere e ad essere uccisi" e poi ostentano un dolore attonito ed ufficiale che non ha nessuna forza morale su di noi che conosciamo i meccanismi di questa come di tutte le altre guerre.
Questa è la guerra, signori, che obbedisce solo alla "ragione (impazzita) di colui che ti manda. Sono i "mandanti" i responsabili di questi morti come di tutti gli altri morti senza onori. Delle migliaia di morti civili che nessuno aveva mandato, senza patrie e senza politici e presentatori televisivi ad ostentare dolori ufficiali. Il "valore aggiunto" di essere italiani (o americani) non toglie alla morte la sua tragicità e il suo carico di dolore. Le madri, i figli, le fidanzate...non hanno patria, non hanno nazionalità. Soffrono tutte allo stesso modo, indicibilmente allo stesso modo, anche le madri, i figli, le fidanzate dei "nemici".
Questa è la guerra, signori, che sovverte i comandamenti della vita, che tutto distrugge davanti a se, che non sopporta eccezioni "umanitarie". Perché tutti i soldati sono uguali e tutti i soldati per le proprie patrie sono i migliori ma tutti uccidono e sono uccisi. E tutti sono uomini ingannati dalle bandiere e dalle ideologie e dal fanatismo o dalla necessità economiche che li convincono a buttare la vita per qualche migliaia di dollari al mese.
Questa è la guerra, signori. Ma non raccontate ai nostri ragazzi che questo è un bel morire, che questa è la patria, che questo è un ideale. Il petrolio, il "posto al sole", i "sacri confini", la "guerra al terrorismo" non sono ideali. Sono sempre e solo "pretesti" dei furbi governanti di questo mondo per convincere tanti piccoli uomini a morire per loro. Sì, è triste e drammatico dirlo ma questi poveri ragazzi non sono morti per nessuna patria che non siano le menzogne di qualche petroliere americano e le ambizioni di qualche piccolo politico italiano.
Questa è la guerra, signori. E se anche l’ipocrisia del teatrino della politica italiana ha stabilito che ora è il momento del dolore, è un dovere civile gridare l’assurdità di questo dolore e del dolore degli altri, dei troppi, dimenticati... e rifiutarsi di ingrossare le fila delle retoriche e vuote "liturgie" patriottiche che da sempre preparano altre guerre ed altri morti.
Questa è la guerra, signori...e noi ci rifiutiamo di servire queste meschine "patrie mercantili". "Deus non vult!"
E poi sulla terra intera a innalzare
monumenti "Ai Caduti"!
così felici di essere caduti!
Ma provate a fissare quei corpi squarciati,
a fissare la loro smorfia ultima
sulle facce frantumate,
e quegli occhi che vi guardano.
Provate a udire nella notte
l’infinito e silenzioso urlo degli ossari:
"Uccideteci ancora e sia finita"!
(David Maria Turoldo)
Tutti i bambini di tutti i luoghi in cui c’è la guerra. Ci sono anche loro.
Fermiamo la guerra, bandiamo le guerre.
<<Muoiono di polmonite, di enterocolite, muoiono di morbillo e varicella, di
tosse convulsa e di non si sa che i bambini durante la guerra. Muoiono
perché non hanno medicine, perché non hanno abbastanza da mangiare, perché
restano intrappolati sotto le macerie durante i bombardamenti. Muoiono nelle
campagne durante i rastrellamenti e nelle operazioni di rappresaglia,
bruciati vivi o falciati dalle mitragliatrici. Muoiono senza sapere perché.
L'unica spiegazione è la guerra>>.
Miriam Mafai, "Pane nero" - Mondadori 1987
Messaggi
1. > Questa è la guerra, signori. , 28 aprile 2006, 12:00
BASTA CON I MORTI IN IRAQ, VIA LE TRUPPE SUBITO
L’abbiamo ripetuto senza sosta: l’unico modo per non avere più morti
italiani a Nassirya e in Iraq era ed è il ritiro immediato e
incondizionato delle truppe da quel martoriato paese.
La spudorata menzogna della "missione di pace" non può ingannare più
nessuno: le truppe italiane sono, fin dall’inizio, pienamente coinvolte
e corresponsabili di una guerra barbara che in tre anni ha fatto decine
di migliaia di morti tra la popolazione civile irachena.
Comprendiamo pienamente il dolore delle famiglie dei militari uccisi ma
non va dimenticato che esso è dello stesso peso di quello di tanta
parte del popolo iracheno che ha avuto parenti ed amici uccisi
spietatamente in questi anni dalle truppe occupanti, soprattutto da
quelle statunitensi. Le morti in guerra sono tutte atroci, non possiamo
considerare pesante come macigno la morte di un italiano o di un
"occidentale" e leggera come una piuma quella di centinaia di iracheni/e
che ogni giorno vengono uccisi/e nel loro infelice paese.
Se le lacrime di coccodrillo delle forze dell’ex-governo Berlusconi,
responsabile di aver mandato in guerra le truppe italiane, destano
ribrezzo, nessuna ipocrisia è concessa neanche al nascente governo Prodi
che, un minuto dopo la costituzione del nuovo esecutivo, deve rispettare
la pressante richiesta della maggioranza del popolo italiano che da tre
anni, inascoltato, esige con la massima forza il ritiro totale delle
truppe italiane dall’Iraq.
Piero Bernocchi - Pino Giampietro
Confederazione COBAS