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PRIMO GIORNO A SCUOLA DI PATRIOTTISMO - MANIFESTAZIONE A VARSAVIA

Publie le venerdì 8 settembre 2006 par Open-Publishing
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Rientro in fiamme a Varsavia

Lunedì 4 settembre

Lunedì nella capitale polacca, è già il ritorno degli allievi. Centinaia di loro hanno tratto beneficio da questo per manifestare contro i corsi obbligatori di patriottismo che desidera far loro subire il ministro per l’Educazione, Roman Giertych.

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Roman Giertych è il nuovo ministro polacco dell’Educazione. La scelta di Giertych, come scrivono diversi giornali tedeschi (tra cui il Berliner Kurier), non è stata fatta a caso. Il neo eletto ministro dell’Educazione, oltre a rappresentare la Lega delle famiglie polacche (partito di estrema destra, nazionalista, ultracattolico ed omofobo), proprio l’anno scorso suggerì al suo predecessore di allontanare i professori omosessuali dalle scuole. L’omofobia di Giertych non si manifesta solo a livello istituzionale; oltre all’attività politica il ministro ha trovato il tempo di fondare anche la Gioventù Polacca, un’organizzazione estremista che impedisce, lanciando pietre e uova, ogni manifestazione GLBT polacca.

A Varsavia governa il Medio Evo
di Andrzej Stasiuk
La Polonia continua a essere un’isola solitaria, che vede nemici ovunque. È un paese con gli occhi fissi al passato. Imprigionato nella storia

Roman Giertych
Qualche tempo fa con strana fascinazione ascoltavo radio Maria. Tre o quattro anni fa. La ascoltavo principalmente di sera, quando andava in onda un programma di conversazioni telefoniche in diretta con gli ascoltatori. Tali audizioni duravano ogni giorno qualche ora. Non avevo mai sentito prima qualcosa di simile. Su nessuna radio, su nessuna televisione. Telefonavano persone semplici, le più comuni. Persone povere, sole, vecchie. Da piccoli paesini, dalla provincia. Pensionati, invalidi, disoccupati. Tutti coloro che non venivano considerati all’interno del grande programma di trasformazione. Tutti gli assenti, dimenticati e condannati all’inesistenza nel nuovo meraviglioso mondo dell’economia di mercato. Erano le voci che si potevano sentire sugli autobus, per strada, nelle sale d’attesa degli ambulatori pubblici, nei negozi di vestiti usati o di cibo a basso costo. Chiamavano in radio e semplicemente confessavano la propria vita. La solitudine, l’abbandono, il fatto di essere divenuti inutili, superflui. Confessavano la propria tristezza e la propria miseria. Si confessavano a Radio Maria perché nessun altro voleva ascoltarli.

Padre Tadeusz Rydzyk, fondatore e direttore della radio, ha sfruttato la situazione e ha organizzato questa massa delusa e frustrata in qualcosa di simile a un movimento sociale, ponendosi poi alla guida di esso. Ed è diventato qualcosa di simile a una guida spirituale. Ma la sua dottrina non aveva nulla in comune col Vangelo. È diventato un profeta della paura. Ha convinto i suoi seguaci che la Polonia era vittima di forze oscure, estranee. Ciò che proclamava era radicalmente in opposizione col famoso "Non abbiate paura" del papa. La dottrina di Rydzyk si riduceva a una primitiva apologia della paura: abbiate paura, paura di tutto e di tutti. Paura degli ebrei, paura dei tedeschi, paura dell’Occidente. Ha creato un regno ossessivo di paura e di odio e ci ha rinchiuso i suoi sudditi. Invece di portare conforto, invece di aiutare a capire la complessità del mondo ha proclamato una rozza ideologia antisemita, antimodernista, anti-occidentale e ha avvelenato le anime delle persone. Invece di curare le ferite, le ha lacerate con le unghie, impedendo che esse si rimarginassero. Ha diviso il mondo in eletti, ovvero i suoi seguaci, e l’altra parte di dannati. C’è qualcosa di diabolico nella sua attività. In fin dei conti il diavolo è un seminatore di discordie.

Rydzyk è anche un prodotto del comunismo. Perché è stato il comunismo a tener congelata la realtà polacca per lunghi decenni. Quando la glaciazione è passata, è venuto fuori l’obitorio dell’ideologia polacca di prima della Seconda guerra mondiale. È venuto fuori Rydzyk, zombi dell’ultranazionalismo primitivo e prebellico mischiato a una parodia tribale del cattolicesimo. È venuto fuori Roman Giertych con la sua Gioventù Polacca, quasi un Frankenstein rammendato coi pezzi putrescenti del corpo delle squadre d’azione fascisteggianti di prima della guerra. L’uno e l’altro sono abbastanza orripilanti dal punto di vista morale, l’uno e l’altro sono sopravvissuti grazie alla forza conservativa del comunismo. L’uno e l’altro occhieggiano con speranza alla Russia post-sovietica e in essa cercano un alleato nella lotta contro l’Occidente liberale.

In generale, negli ultimi mesi, l’intera realtà politica polacca è diventata fortemente anacronistica. Le idee dei fratelli Kaczynski su come governare si limitano di regola nel raccogliere nelle proprie mani la maggiore quantità possibile di potere. Convinti delle proprie nobili intenzioni mirano all’inabilitazione della società. Anche loro realizzano certe remote concezioni nate nella Polonia del periodo fra le due guerre, quando l’obiettivo principale era la costruzione di uno Stato forte circondato da ogni parte da nemici. Nel pensiero dei Kaczynski colpisce l’assenza di problemi contemporanei: l’integrazione europea, la globalizzazione. Per loro la Polonia continua a essere un’isola solitaria circondata da elementi estranei e nemici. In un certo senso sono i capi ideali della Nazione polacca, perché impersonano in modo esemplare i complessi provinciali della Polonia: la paura del mondo, la convinzione della propria eccezionalità e un inconsolabile sentimento di ingiustizia storica.

I Kaczynski sono così risolutamente convinti della giustezza dei propri obiettivi che per la loro realizzazione sono pronti ad allearsi anche col diavolo. Del resto lo hanno già fatto, ammettendo al governo Giertych e Lepper, i personaggi più oscuri della scena politica polacca. I gemelli sono convinti che controlleranno senza problemi i loro partner e li sfrutteranno per i loro scopi. Ma anche se ciò dovesse loro riuscire, come politici con ogni probabilità vanno incontro a una disfatta. Non si può costruire, in mezzo a un’Europa che si va unendo, uno Stato-monumento dell’antichità, uno Stato con gli occhi fissi al passato, imprigionato nella storia. Dal momento della nostra entrata nell’Unione sono usciti dalla Polonia 2 milioni di persone in cerca di lavoro. L’ultima risposta del governo a questo problema è l’idea di introdurre nelle scuole la materia ’patriottismo’.
espresso.repubblica.it

Students rally against Education Minister Roman Giertych in front of the Education Ministry and call for his resignation on the first day of school in Warsaw, Poland, on Monday, Sept. 4, 2006. In the background, Giertych supporters, led by the youth wing of Gierytych’s League of Polish Families party, the All Polish Youth, hold a counter-demonstration in support of the education minister. (AP Photo/Czarek Sokolowski)


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