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Dazibao Partito della Rifondazione Comunista Parigi Spartacus Elezioni politiche 2006
di Spartacus
L’ha vinto il primo match col prode Prodi, il Cavaliere. L’ha vinto lì sopra la bella fronte che ora non esalta più la pelatina. Le sofferenze - quanti buchini! - dell’estate, la bandana così sbarazzina che però non legava col fumé Caraceni sono dolori andati. Ora la peluria spicca e lui, come un tempo, può rivincere a colpi di chioma. Inquadrato a distanza reggeva benissimo il confronto con capellone Romano, troppo scuro, magari tinto. Invece il premier che classe! Tutta pelugine nuova, altro che riportino pippobaudesco. La gioia di pelo dev’essergli cresciuta non solo fuori perché più volte mostrava villosità interne che proprio non ce la facevano a stare a cuccia.
Così il venditore, troppo compresso dai buoni consigli dei consigliori, strabordava. Prima nei secondi d’intervento, quindici-venti in più per due, tre, quattro volte: ma in fondo chi è che si candida a destrutturare per altri cinque lunghi inverni il Paese? Chi deve rivincere il 9 aprile? E allora fateglielo prendere il suo tempo, coi suoi tempi eterni, gli irsutismi innati con cui non sopporta il mascherone prodiano che cela, dietro tanta bonarietà, il “cumunismo”. Affonda il Cavaliere, dice quel che ha fatto e giù numeri, anche se secondo alcuni osservatori (non le stucchevoli e balbettanti penne scelte per disturbare il meno possibile con domande in alcuni casi raggirate) tali numeri rimpiazzano le proverbiali barzellette perché sballati.
Ma l’uomo del destino è così. Lo si odia o lo si ama. I “cumunisti” prodiani lo odiano e vogliono sbarazzarsene però non sfoggiano la camicia giusta che buca il video. L’azzurro shirt dell’azzurro d’Italia brilla rispetto a quella di Romano, forse scivolato nelle mai inappuntabili forniture di D’Alema. Anche qui la classe non è acqua e siamo due a zero. Lo nota la curva ultrà gestita dal fedele Emilio che nel dopo partita esulta per la vittoria dell’idolo di casa. Il suo pelo tracima anche dallo stomaco e intona la litanìa della solita Sinistra disfattista (lo dice sempre anche Schifani), infedele (lo dicono Pera e Casini), “cumunista” (lo confermano i bravi ragazzi di An), pederasta (lo dice la nipotina di Salò). E poi non si sopportano i sindacati, i magistrati, le leggi che non fanno comodo e quella pletora di regole - come queste di contingentare il tempo di dibattito televisivo -. A che servono? e perché, se c’è Lui a garantire?
Eccolo invece il viatico vincente che il Cavaliere peloso dispensa al popolo: ricrescita. Sì, come la crescina che gli ha infoltito la capigliatura anche l’elettore - se vota bene - potrà ricevere i benefìci di stipendi accresciuti, opere pubbliche lievitate, credito italiano nel mondo rivalutato, economia rilanciata, rapporti internazionali risaliti. Tutto in crescita come la chioma del capo. Godiamoci a peli ritti lo spettacolo, sino al 9 aprile c’è tempo.
Spartacus, 15 marzo 2006
Messaggi
1. > PELOSO, 15 marzo 2006, 17:59
Macchè noia, Berlusconi alle corde è uno spasso
Del duello tv di ieri sera si può dire di tutto. Ma non che fosse noioso. Non almeno per chi simpatizza per l’Unione di centrosinistra.
Quel Berlusconi ingessato, con gli occhi bassi sul foglio, nervoso, incapace di contenere il suo discorso nei tempi e quindi continuamente interrotto dall’arbitro Mimun, che chiama le donne una «categoria», che non riesce a finire l’appello finale, ebbene quel Berlusconi lì è davvero uno spasso.
Altro che i siparietti da Vespa, altro che proclami a reti unificate, altro che foto di gioventù in cui sembra un adone. Altro che copertine taroccate con i capelli disegnati con Photoshop (noto software di grafica digitale, per chi non fosse avvezzo al ramo).
Quello che si è visto ieri è il vero Silvio Berlusconi, un leader in rotta e che sa di esserlo. Uno contestato dai suoi stessi alleati che hanno tentato ogni strada per non ricandidarlo.
Dopo la performance di ieri occorre dire che avevano le loro buone ragioni. E Gianfranco Fini oggi s’è incaricato di dire la verità: «Serve un centrodestra diverso». La più chiara ammissione di sconfitta.
Si badi però: non sono una sconfitta mediatica, ma una sconfitta politica. Frutto di 5 anni di governo nei quali il presidente del consiglio ha fatto tutto ciò che era utile a se stesso e a pochi altri (le leggi ad personam) e nel tempo libero da questo gravoso impegno si è dedicato alla distruzione dello Stato e delle sue «agenzie»: scuola, sanità, welfare locale. Senza dimenticare ovviamente i diritti dei lavoratori cancellati dalla legge 30 e la guerra in Iraq al servizio di Bush.
Insomma, una sconfitta che viene da lontano che il duello tv di ieri ha fatto emergere con evidenza.
www.rossodisera.info
2. > PELOSO, 15 marzo 2006, 21:26
Primo duello tv tra Prodi e Berlusconi. Botta e risposta su economia, euro, immigrazione, conflitto di interessi
Regole rispettate, confronto aspro
I duellanti a caccia degli indecisi
Alla fine il Professore lancia il suo "slogan sulla felicità"
E il Cavaliere si lamenta: "Non ho potuto spiegare bene..."
Regole rispettate, confronto aspro
I duellanti a caccia degli indecisi
ROMA - Pacato, senza colpi di teatro, o siparietti semicomici. Ma tra Prodi e Berlusconi è stato scontro totale. Dalle tasse alle grandi opere, dagli immigrati all’euro, dalla concertazione al conflitto di interessi. Grandi assenti dal dibattito, i fatti di Milano e il caso Storace, la devolution e la giustizia.
La strategia comunicativa di Berlusconi è chiara sin dall’inizio. Il Cavaliere evita di usare la parola comunisti, ma introduce le sue repliche accusando sempre l’avversario di dire menzogne e di mistificare la realtà. Prodi, invece, insiste nel segnalare puntigliosamente quello che a suo parere è il fallimento dell’operato dell’esecutivo in carica.
Il risultato è un confronto aspro, che si accende anche sul piano personale intorno alla metà della trasmissione, quando il Professore si rivolge direttamente a Berlusconi (che lo aveva definito un uomo di facciata) intimandogli di "avere più rispetto". E che si nutre, via via che incalzano le domande di Roberto Napoletano e Marcello Sorgi di parole forti, come l’accusa di "spudoratezza" rivolta spesso dal capo del governo all’altro candidato.
L’impressione è che nella prima parte il premier abbia ripetuto troppe volte, sempre e comunque, l’accusa a Prodi "di ribaltare la realtà"; e che il Professore abbia troppo indugiato nel ricordare le buone cose fatte dai governo dell’Ulivo in passato. Una tendenza ridimensionata da entrambi i contendenti nella seconda parte del programma, nella quale la bilancia è parsa comunque pesare dalla parte del capo dell’opposizione, più rilassato e pungente. Prova ne sia il passaggio conclusivo, nel quale il presidente del Consiglio si è lamentato di "non essere riuscito a spiegare bene" le cose che voleva dire.
Ma alla fine - al di là della "pagella" ai leader - se il confronto doveva servire a orientare le scelte di chi è indeciso, restano i contenuti dei passaggi politici. Vediamoli in sintesi.
Tasse e conti pubblici
La prima domanda rivolta ai candidati è sulle tasse. Romano Prodi conferma che l’Unione al governo abbasserà di cinque punti il cuneo fiscale. E assicura che i calcoli sul reperimento dei fondi per diminuire le tasse sul lavoro "sono stati fatti con precisione", rimodulando allo scopo le attuali leggi sul lavoro precario e "senza toccare affatto le pensioni". Il presidente del Consiglio replica che sulla questione "la coalizione non è d’accordo".
Poi il Cavaliere, dopo aver ricordato che "è stata la Cdl ad abbassare le tasse", dice i conti pubblici ("promossi proprio oggi dall’Ecofin") sono stati rimessi in sesto da lui dopo il disastro ereditato dalla sinistra. Una affermazione contestata da Prodi: "Alla fine partirà da Garibaldi, con questa mania di attribuire ai governi passati ogni cosa". Lo stesso leader dell’Unione, in conclusione, tornerà all’attacco: "Berlusconi vuole scrivere lui il nostro programma, ma noi non metteremo nuove tasse. Solo lavoreremo per un fisco più giusto"
Euro e prezzi
Duro lo scontro sulla moneta unica. Prodi ha accusato il governo di non aver fatto nulla per calmierare i prezzi, mentre il premier ha replicato che "l’esecutivo ha lavorato bene sul contenimento della inflazione". Poi l’affondo del Professore: "Volevate il cambio a 1.500 lire, così il Paese sarebbe affondato".
L’immigrazione
Il botta e risposta è serrato. Per Berlusconi le file di queste ore agli uffici postali sono la prova che la politica del governo funziona, perchè i clandestini si regolarizzano. Replica del Professore: "Non avete programmato nulla, ecco i risultati. E non avete saputo fare una politica seria di dialogo con le imprese sul tema dell’immigrazione". Controreplica del capo del governo: "Questi sono i clandestini che sono arrivati con il vostro governo, quando avete spalancato le porte".
Le grandi opere e la scuola.
Sulle infrastrutture Prodi rimprovera al governo di non aver finito "nulla o quasi nulla di ciò che ha cominciato", mentre il Cavaliere ha accusato la sinistra di non volere nessuna grande opera, "dal Mose alla Tav". Nella sua replica il Professore ha posto una questione di metodo: "Finiremo le opere iniziate, e ne faremo altre, ma cercando l’accordo con le realtà interessate".
Poi, lo scontro sulla scuola e sulle riforme. A Berlusconi che ha difeso la riforma Moratti, Prodi ha replicato che è assurdo far decidere a tredici anni il proprio percorso formativo. E i due si sono confrontati anche sulle scuole tecniche: "Noi le sosteniamo", ha detto il premier; "Al contrario, stanno chiudendo".
Il conflitto di interessi
Uno dei passaggi più vivaci del dibattito. Il premier ha ribadito di non sentire il peso del conflitto, che le sue televisioni sono equilibrate e non attaccano mai la sinistra e ha ricordato di essere uscito "solo quattro volte" dalla sala del Consiglio dei ministri quando si doveva decidere di cose che riguardavo sui interessi. "Quattro volte è una enormità", ha replicato il leader dell’Unione, ricordando che il conflitto di interessi è "regolato severamente in tutti i paesi del mondo". Nelle repliche Berlusconi è tornato sulle accuse alle coop e alla sinistra ("E’ lì il vero conflitto tra aziende e politica"), mentre Prodi gli ha risposto, polemicamente, che le sue liste parlamentari sono piene di "uomini-azienda".
La concertazione. Argomento caldo, con Prodi che insiste sul metodo del dialogo: "Il Paese si cambia solo con il dialogo, sempre prima il dialogo, e poi la decisione". Berlusconi replica sostenendo che il suo governo ha cercato a lungo il confronto con i sindacati, ma "che si è trovato davanti a un muro". La prova, per il Cavaliere, è che gli scioperi fatti in questi anni sono stati tutti politici".
Gli appelli finali. Tocca per primo a Berlusconi, che spende oltre un minuto per dirsi "dispiaciuto di non aver potuto spiegare bene, con questo tipo di regole, le cose che aveva da dire agli italiani". Poi conclude dicendo che il 9 aprile non si confronteranno lui e Prodi, ma due diverse visioni dell’Italia, "quella della libertà e dello Stato leggero" e dall’altra parte "quella dei partiti che vengono da una vecchia ideologia".
Prodi conclude dicendo di essere anch’egli "per lo Stato leggero", ma ricordando che "Berlusconi ha aumentato perfino i dipendenti di Palazzo Chigi". Quindi lo slogan: "l’Italia ce la farà ad andare forte del mondo, e così sarà possibile organizzare anche un po’ di felicità per noi".
http://www.repubblica.it/2006/c/sez...
1. > PELOSO, 16 marzo 2006, 09:49
Nel confronto, B sbaglia temi, modi e toni.
Crisi irreparabile.
A 5 punti sotto il centrosinistra, gioca tutto se stesso nel confronto con Prodi e va da schifo. Ora è dura.
Non vuol fare più confronti. Sente che è finita.
Subito l’entourage farà propaganda fitta per inventarsi una immagine di vittoria fasulla e rappezzarla come può.
Ma gli italiani lo hanno visto. E come se lo dimenticano?
Gli è tutto da rifare.
Ha irritato l’opinione pubblica senza convincere gli indecisi e dando una immagine aggressiva e non costruttiva, velenosa e non progettuale.
Il suo tono aggressivo non ha creato sogni ma evocato guerre e veleni. Basta!
Ignora la gente, i problemi e il paese.
Si accanisce a creare un monumento a se stesso, narcistica e megalomane, del tutto inverosimile e offensivo per chi non arriva alla fine del mese, per chi e’ povero, per chi non ce la fa. Ma che ce frega del monumento a lui stesso?
Mica ci mangiamo le sue ricchezze!
Abbiamo bisogno di un governante, non di un attore o di una ballerina o di un magnate che aumenta i profitti!
Persino Il foglio parla di una fine simile a quella del ventennio.
... e poi lasciare il maggioritario per le tre punte e infine per il proporzionale! Che errore madornale! Sbriciolare la politica in 180 partiti! Mettersi contro i suoi stessi alleati!!
Ora ha contro anche Casini e Fini, che si smarcano e lo criticano.
"Ero stanco... calo di zuccheri... vedevo tutto bianco... un blocco..non ricordavo più nulla... ero andato troppo in tv... ho visto un muro bianco... sto male... chiamate il dottore... vado alle Bermude... devo cambiare strategia (a 3 settimane dal voto?!)... faccio il partito unico (ora?! col proporzionale in atto?!)"
...è perso!
Lo studio sembrava una gelateria.
Era un obitorio.
La salma ancora parla, ma è imbalsamata.
Portate i canopi e finiamola qui!
Ridiamo: la pena con l’Annunziata sarà forse la ripetizione dell’intervista con B. Ma la Rai vuol punire B o l’Annunziata?
viviana
2. > PELOSO, 16 marzo 2006, 13:39
La trasmissione ’Le storie’ di Augias ha appena dato la notizia terribile, arrivata online, che gli USA hanno pronti attacchi preventivi contro l’Iran
Ricordo che, nell’incontro Prodi- Berlusconi, sull’Iran il silenzio di B è stato totale, ha anche fatto finta di non capire se gli veniva chiesto dell’Iran o dell’Irak, con tutto che le domande le sapeva benissimo perché le aveva concordate preventivamente e si era preparate le risposte da tempo
Prodi si è appellato alle decisioni dell’ONU, ben sapendo che l’attacco ’preventivo’ all’Irak è avvenuto contro di esse, in totale e autonoma aggressione degli USA
B ha fatto finta di non capire ed è stata l’unica domanda per cui, rispondendo, non ha sforato, perché l’Italia con lui ha perso ogni volontà di politica estera autonoma, limitandosi a registrare gli ordini degli Stati uniti
La prospettiva di un’altra terribile guerra preventiva è terrificante e di nuovo apre scenari spaventosi sul futuro. Possiamo star certi che, se B sarà rieletto, ci ritroveremo con un’altro spalleggiamento di truppe italiane a truppe USA, un’altra ipocritca "missione umanitaria", ora che si è deciso di inviare in Afganistan dei "cacciabombardieri", sempre per missione umanitaria, si intende
Sono molto scossa per quanto accade
Ci stiamo a preoccupare delle tasse future mentre per molti di noi non ci sarà alcun futuro.
Parliamo di religione con la bocca piena del sangue di una guerra che si sta dilatando oltre ogni limite e vorremo solo imporre altre censure e altre limitazioni di diritti e altri abusi
Parliamo di superiorità della civiltà occidentale mentre prepariamo altre guerre
Piccola notaz. a margine: nella trasmissione di Augias parlava una giovane donna iraniana, di grande intelligenza e finezza, plurilingue, imprenditrice di talento, Daryl Majiadi, presidente dei giovani industriali a Livorno
Dov’è il mentecatto che ha detto che le donne devono stare in casa a fare da spose e madri lasciando fare la politica ai soli uomini?
viviana