Home > Nepal: una svolta storica
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Per la prima volta nella storia del Nepal il potere esecutivo è interamente nelle mani del popolo.
di Monica Mottin
La storia corre velocemente, di questi tempi, in Nepal.
Con una decisione storica e coraggiosa giovedì 18 maggio il nuovo Parlamento nepalese (House of Representatives) ha approvato all’unanimità un’ordinanza con cui vengono drasticamente tagliati i poteri del re, portando per la prima volta nella storia di questo piccolo paese himalayano il potere esecutivo totalmente nelle mani dei rappresentanti del popolo. La proposta del primo ministro Girija Prasad Koirala è stata appoggiata anche dal Rastriya Prajatantra Party (Partito Democratico Nazionale) e dal Rastriya Janashakti Party (Partito Popolare Nazionale) che non appartengono all’alleanza dei sette partiti principali che hanno portato avanti il movimento per la democrazia.
Il Governo di Sua Maestà è diventato il Governo del Nepal, l’Esercito Reale Nepalese (RNA) è diventato l’ Esercito Nepalese e sarà controllato dal Parlamento e non più dal re che perde così il controllo su 90.000 soldati. Inoltre, il Nepal diventerà uno stato secolare.
Ecco i punti principali dell’ordinanza:
POTERE LEGISLATIVO
– Il Parlamento eserciterà totale potere legislativo nello stato.
– Il Parlamento deciderà le procedure per avviare l’Assemblea Costituente
POTERE ESECUTIVO
– L’autorità esecutiva risiederà interamente nel consiglio dei ministri. Il ’Governo di Sua Maestà’ d’ora in avanti sarà chiamato ’Governo del Nepal’
– Il nome dell’Esercito Reale Nepalese è stato cambiato in ’Esercito Nepalese’
– Tutte le disposizioni approvate dal Consiglio di Sicurezza Nazionale sono annullate e verrà costituito un nuovo consiglio per controllare, utilizzare e mobilizzare l’Esercito Nepalese sotto il controllo del Primo Ministro.
– Il consiglio dei ministri nominerà un comandante in capo dell’Esercito Nepalese
– Tutti i provvedimenti emessi dal Supremo Comandante in Capo dell’Esercito sono stati annullati.
– L’organizzazione dell’esercito sarà inclusiva e nazionale.
RAJ PARISHAD (Consiglio dei Ministri del Re)
– Tutte le norme emesse dal Raj Parishad sono state abolite e le attività svolte dal Raj Parishad verrano d’ora in poi portate avanti dal Parlamento.
PALAZZO REALE
– Il Parlamento avrà il diritto di formulare, emendare o annullare la legge che regola la successione al trono.
– Il Parlamento deciderà riguardo alle spese e ai privilegi del re.
– Proprietà private ed entrate del re verranno tassate in base alla legge.
– Le attività del re dovranno essere discusse dal Parlamento.
– L’esistente servizio domestico reale diventerà parte del servizio statale.
– Il servizio di sicurezza del palazzo reale verrà discusso dal consiglio dei ministri.
INOLTRE
– Il Nepal diventerà uno stato secolare.
– Si discuterà più avanti sull’eventuale modifica dell’inno nazionale.
– Tutti gli organi e le agenzie dello stato saranno fedeli al Parlamento
– Le leggi della Costituzione del Regno del Nepal del 1990 che sono in contraddizione con l’attuale proclama del Parlamento sono annullate.
– Il Parlamento adotterà provvedimenti per risolvere i problemi relativi all’attuazione di questo proclama.
– Il Parlamento avvierà le procedure necessarie per l’elezione di un’assemblea costituente.
LA COSTRUZIONE DELLA DEMOCRAZIA E DELLA PACE
Dopo i coprifuoco, le dimostrazioni di massa lunghe 19 giorni dello scorso mese, gli scontri, la paura, e il disperato proclama con cui il re, il 24 aprile, ha riabilitato il Parlamento decretando contemporaneamente la fine del suo regime i lavori per ricostruire la democrazia nel paese e avviare un percorso di pace e riconciliazione si sono succeduti senza sosta.
Pochi giorni dopo la riabilitazione del Parlamento i Maoisti hanno per primi proclamato un cessate il fuoco unilaterale di tre mesi - reciprocato in seguito dal Parlamento - per ’incoraggiare i partiti politici ad annunciare l’elezione di un’assemblea costituente senza condizioni’. Questo sembra essere il punto chiave per riportare sia i Maoisti in politica sia per assicurare la fine del conflitto e l’avvio di una vera democrazia partecipativa.
Manifestazioni organizzate davanti a Singha Durbar (sede del Parlamento) da gruppi di studenti hanno accompagnato nelle fasi iniziali il lavoro del Parlamento con cartelli e bastoni, pronti a controllare l’operato dei ministri e a pressare affinché le richieste del popolo venissero portate avanti senza cedere a compromessi.
Nelle prime sedute il nuovo Parlamento ha deciso di rimuovere le famose ’red corner notice’ e ’terrorist tag’ che qualificavano i Maoisti come terroristi. I Maoisti infatti erano stati dichiarati terroristi il 26 novembre 2001 e 16 membri del partito erano stati contrassegnati da una nota di particolare pericolosità, la ’red corner notice’, il 12 agosto 2002: tra questi i leaders principali Puspa Kamal Dahal alias Prachanda e Dr. Baburam Bhattarai. I Maoisti hanno accolto con favore la decisione del governo e hanno annunciato la volontà di intraprendere negoziati di pace con la SPA secondo la roadmap in 12 punti concordata con i partiti lo scorso novembre. Prachanda però ha messo in chiaro che la decisione di intraprendere negoziati di pace non deve essere interpretata come sintomo di stanchezza o fretta di entrare nella politica aperta: ’Siamo pronti a combattere su ogni fronte fino alla fine per il bene del Nepal e dei Nepalesi’ ha dichiarato lo scorso 4 maggio il leader dei ribelli.
Il Parlamento, il 3 maggio, ha deciso inoltre di rimuovere i rappresentanti locali eletti lo scorso febbraio durante le elezioni municipali disertate dai principali partiti politici e di destinare 1 milione di rupie a ciascuna delle famiglie dei martiri uccisi durante il movimento popolare. La violenta repressione da parte delle forze dell’ordine è stata motivo di dibattito anche da parte della Commissione Nazionale per i Diritti Umani (NHRC): si è chiesto da più parti l’avvio di indagini per arrestare e punire i resonsabili dell’uccisione, ferimento e scomparsa di numerosi dimostranti durante il movimento popolare. La NHRC inoltre ha chiesto al governo di provvedere ad un’azione decisa contro Madhav Bahadur Thapa, Sovrintendente alla Polizia Armata (APF) responsabile di aver dato ordine di sparare ai dimostranti a Gongabu l’11 aprile. Al momento attuale infatti il numero dei morti è salito a 21 mentre sono più di 6.000 i feriti ricoverati in vari ospedali e secondo fonti di nepalnews sono più di 200 le persone fatte sparire dallo stato solo nella capitale.
La commissione Krishna Jung Rayamajhi formata da avvocati con il compito di indagare sulle atrocità commesse dal regime del re ha raccomandato al governo la sospensione di Shyam Bhakta Thapa (Ispettore Generale della Polizia), Sahib Thapa (Ispettore Generale della Polizia Armata), Devi Ram Sharma (Capo del Dipartimento Nazionale Investigazione). Venerdì notte, 12 maggio, il governo ha invece fatto arrestare i ministri del governo del re appena decaduto: Kamal Thapa (ex ministro degli esteri), Shrish Shamsher Rana (ex ministro dell’informazione), Ramesh Nath Pandey (ex ministro degli esteri), Tanka Dhakal, (ex ministro per lo sviluppo locale) e Nikshya Shumsher Rana (ex assistente al ministero della sanità) sono stati arrestati in base al draconiano PSA1989 (Public Security Act) che prevede l’arresto fino a tre mesi senza processo. Stranamente invece, Pyar Jung Thapa, capo dell’Esercito Reale Nepalese (RNA) e uno dei principali responsabili delle violazioni di diritti umani commesse dall’esercito in questi anni non è stato sospeso e ha potuto celebrare il sontuoso matrimonio della figlia con un indiano di sangue reale tra lo sdegno della popolazione e la curiosità dei media. L’azione ha suscitato numerose proteste. Il Centro Asiatico per i Diritti Umani ha esortato il governo a non a fare cattivo uso del PSA contro i ministri del governo del re dicendo che il governo avrebbe dovuto aspettare la decisione della commissione di inchiesta prima di arrestare i ministri per sospette violazioni dei diritti umani. I PSA infatti sono stati gli strumenti con cui la monarchia ha soppresso ogni protesta a favore della democrazia e purtroppo il nuovo governo non è riuscito a respingere questi mezzi violenti e ad agire secondo legalità. Centinaia di attivisti pro-democrazia sono stati infatti arrestati senza processo in base a queste draconiane misure di detenzione preventiva nei mesi scorsi.
NEPAL COME STATO SECOLARE
I nepalesi hanno atteso l’annuncio del Parlamento con trepidazione, attaccati alla radio e alla televisione. Nonostante il divieto del governo a sit-in, marce e meeting nell’area attorno a Singha Durbar, centinaia di persone si sono riunite per sollecitare i partiti politici a non tradire lo spirito del movimento popolare. Di fronte al cancello ovest di Singha Durbar il leader dell’associazione studentesca affiliata ai Maoisti, il ANNFSU (Revolutionary) Lekhnath Neupane, ha raccomandato il governo chiedendo di non tradire l’accordo con i Maoisti che hanno contribuito a riportare i diritti al popolo. I supporters della SPA hanno inziato ’marce di vittoria’ per la capitale. La gente per le strade ha festeggiato cantando slogans a favore della democrazia. Il governo ha dichiarato il venerdì successivo festa nazionale per celebrare il proclama del Parlamento.
Dopo neanche un’ora dalla proclamazione della storica ordinanza parlamentare molti pittori sono entrati in azione per sostituire ’Governo di Sua Maestà’ con ’Governo Nepalese’. Ora si chiede che vengano cambiati i nomi di strade, aeroporti, parchi nazionali e altre instituzioni che portano in nomi dei diversi membri della famiglia reale, vivi o morti.
I Maoisti hanno accolto la dichiarazione con favore: Prachanda l’ha definita una vittoria dell’accordo in 12 punti con i partiti e del movimento popolare nepalese. Pur accogliendo la richiesta Maoista di dichiarare lo stato secolare, Prachanda ha affermato che questa decisione storica però da sola non basta ad interpretare le aspirazione dei nepalesi. Il leader infatti dice che con questa decisione si è tentato di soddisfare il desiderio del popolo di porre fine alla monarchia limitandone il potere politico ma mantenendone il ruolo cerimoniale: questo potrebbe essere un complotto per non arrivare all’elezione di un’assemblea costituente e ad uno stato più progressista.
Il Nepal quindi non sarà più l’unico regno induista al mondo in cui il re è venerato come incarnazione del dio Vishnu. Diventato un comune mortale, egli ora dovrà anche pagare le tasse: si rompe una tradizione lunga 237 anni.
La decisione di dichiarare lo stato nepalese secolare e non più induista risulta fondamentale per attuare cambiamenti nel paese dal momento che il re derivava il suo potere dalla religione. Per limitare il potere del re sarà quindi necessario tagliare il cordone obelicale che lo lega alla religione e giustifica la sua esistenza. Inoltre il Nepal è un paese eterogeneo in cui convivono popolazioni di lingua e religione diverse. Questo sarà il primo passo per il loro riconoscimento. La costituzione che viene richiesta da più parti infatti dovrebbe essere più inclusiva. Le popolazioni indigene del Nepal - janajati - Magars, Tamangs, Gurungs, Rais, Limbus, Sherpas, Tharus e molte altre, richiedono un sistema che possa garantire loro maggiore voce nel governo. I gruppi etnici nepalesi chiedono inoltre che vengano riconosciute la loro lingua, religione, cultura. I contadini poi chiedono la fine del sistema feudale che li mantiene nello sfruttamento, donne, disabili, minoranze religiose come Buddhisti e Musulmani chiedono la salvaguardia dei loro diritti. Il movimento di aprile ha rappresentato un desiderio di cambiamento che parte da molto lontano e chiede che vengano affrontate disuguaglianze sociali ed economiche che hanno visto il potere sembre accentrato nelle mani di poche famiglie bahun e chhetri (caste più alte nella gerarchia induirsta) di Kathmandu. Queste disuguaglianze sociali sono tra le cause principali del conflitto in corso nel paese. Purtroppo i partiti politici, secondo Hari Roka, non hanno programmi a riguardo e per questo hanno rinviato la dichiarazione che avrebbe dovuto essere fatta già lunedì scorso.
Siddarth Vardarajan, editorialista del giornale indiano ’Hindu’ in una discussione organizzata dall’Institute for Defence Studies and Analyses di Delhi, riassume i punti cruciali del prossimo futuro:
1. Il governo e il CPN (Maoista) dovranno firmare un cessate il fuoco formale e condividere un codice di condotta e un sistema di monitoraggio. Rappresentanti della società civile stimati da entrambe le parti come Dr Devendra Raj Pandey dovrebbero far parte del comitato di monitoraggio.
2. Le discussioni tra governo e Maoisti dovranno considerare:
– Il modo in cui condurre le elezioni dell’assemblea costituente, le modalità per avviare una rappresentanza reale affinchè la costituzione possa garantire i meccanismi per una trasformazione politica e sociale e garantire diritti civili e politici.
– Armi: non è realistico aspettarsi che i Maoisti depongano le armi prima che l’assemblea costituente venga formata. Bisogna pensare ad un meccanismo di monitoraggio che garantisca che le armi non vengono usate.
– E’ di vitale importanza mantenere l’unità all’interno della SPA e tra SPA e Maoisti. E’ necessario formare un governo ad interim e la dichiarazione del Parlamento ha aperto questa strada.
– Il processo di costruzione della costituzione sarà lungo e difficile. La discussione sul ruolo della monarchia rappresenta la parte più semplice. La questione della terra, educazione, sanità, diritti ai diversi gruppi etnici, e altri problemi ancora sono più complessi.
Inoltre Vardarajan sostiene che da un lato i Maoisti non dovranno spingere per una immediata realizzazione di tutte le loro richieste. Dall’altro però i Maoisti hanno fiducia nel ruolo di mediazione delle UN, comunemente associate all’imperialismo americano, cosa unica per un movimento comunista radicale che si dimostra in tal modo aperto ad un dialogo costruttivo.
Pace e uguaglianza. Questi sembrano essere i temi destinati a caratterizzare le discussioni politiche nepalesi del futuro e la speranza in questi giorni è intensa. Gagan Thapa, leader studentesco del NSU (Nepali Student Union) affiliato al Partito del Congresso Nepalese, è fiducioso. Ha trascorso mesi fuggendo per non essere arrestato dall’esercito del re ed ora finalmente è potuto tornare a camminare da uomo libero per le strade di Kathmandu: mi racconta di tanta speranza sia nei villaggi sia nella capitale, se i partiti seguono gli accordi fatti con i Maoisti - dice - non ci dovrebbero essere problemi ad iniziare le trattative per avviare un processo di pace.
La strada da percorrere è ancora molto lunga ma è stato un buon inizio.
Monica Mottin
Note:
Per contattare Monica Mottin: mm@soas.ac.uk
INSN International Nepal Solidarity Network: www.insn.org
In Italia: insnitalia@yahoo.it
http://italy.peacelink.org
GALLERIA FOTOGRAFICA AL LINK:
http://www.edoneo.org/nonepal.html