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Nel mirino di Cofferati c’è l’Unione più che i lavavetri

Publie le mercoledì 26 ottobre 2005 par Open-Publishing
1 commento

Dazibao Governi Ok. Tober

di Ok. Tober

Non credo che si possa valutare a pieno l’iniziativa di Cofferati senza cogliere l’intenzione politica che la muove. L’accelerazione che ha impresso alla sua iniziativa “securitaria” con l’invio delle ruspe a spazzare le baracche e le tende degli immigrati di Rivareno. Il clamore che ha voluto dare all’iniziativa. L’atteggiamento provocatorio che sta tenendo verso la sinistra della sua coalizione ed in particolare verso Rifondazione Comunista, sono parte di una battaglia politica che hanno per oggetto il carattere e l’identità dell’alleanza del centro-sinistra.

La retorica sulla legalità, peraltro discutibile in sé per come è agitata, appare del tutto sproporzionata rispetto ai problemi concreti che vengono sollevati.

Anche in questi giorni ci troviamo a riflettere sul pericolo che una intera regione, come la Calabria, venga definitivamente sottratta al controllo dello Stato e consegnata alla criminalità mafiosa, di un governo che si avvia ad approvare la “salva-Previti”, circolano proposte di nuovi condoni, l’assassinio di Calipari in Iraq è sottratto a qualsiasi possibilità di perseguirne i responsabili, ecc. A fronte di tutto questo, l’iniziativa di Cofferati pone al centro del problema della legalità e del suo rispetto, i lavavetri di Bologna che infastidirebbero gli automobilisti. Possiamo davvero prender sul serio una simile tesi?

Dobbiamo farlo, naturalmente, innanzitutto perché a valle delle iniziative di Cofferati, ci sono esseri umani in carne ed ossa, le cui condizioni di vita già pessime risultano inutilmente, e un po’ vigliaccamente peggiorate, da questi atti. Ma per il sindaco di Bologna questi sono solo stracci che volano, a latere della costruzione di una strategia politica.

E questa strategia non riguarda i lavavetri, ma riguarda l’Unione, l’alleanza che si è costituita non senza difficoltà tra la sinistra moderata e la sinistra alternativa e che si propone come alternativa alla destra di Berlusconi. Gli equilibri tra le varie componenti di questa alleanza sono necessariamente difficili ed anche instabili. La scommessa della sinistra alternativa è che il senso comune del paese e soprattutto di quella parte che sostiene il centro-sinistra sia oggi più avanzato di quanto non fosse nel ’96: sulla guerra, sul rapporto privato/pubblico nell’economia, sulla precarietà del lavoro ecc.

Ed è questo che preoccupa Cofferati, la cui idea di centro-sinistra non solo è fortemente ancorata sul versante moderato, ma vede come il fumo negli occhi la possibilità che la sinistra alternativa possa modificarne l’agenda politica e l’identità complessiva. Per questo ha scelto il terreno “securitario” per aprire lo scontro, sapendo bene che Bologna diventa immediatamente un caso nazionale. E’ questo un terreno su cui l’Unione può modificare il proprio asse politico intercettando voti moderati o apertamente reazionari e mettendo sulla difensiva la sinistra. In questo modo la si vuole rendere marginale o costringerla alla rottura.

Le ruspe di Cofferati non servono solo a demolire le baracche degli immigrati ma a riscrivere il programma dell’Unione. E lo fanno non nei convegni o nei cenacoli dei gruppi dirigenti ma nel senso comune e nella materialità dei rapporti sociali. Credo che il suo obbiettivo sia anche rappresentare la sinistra alternativa e in particolare Rifondazione Comunista come un partner rischioso perché non subalterno, all’interno della futura alleanza del centro-sinistra. Non è un caso che Cossutta, da vecchio mestierante della politica d’apparato, sia subito intervenuto a spalleggiarlo. (Scaricando il PdCI bolognese, da cui sembravano emergere posizioni più critiche, ma anche il verde Cento con cui pure dovrebbe costruire la cosiddetta “lista Arcobaleno”, lista da cui evidentemente possiamo attendercene per definizione di tutti i colori).

Cofferati è ben consapevole che c’è nel popolo di centro-sinistra una forte tensione unitaria, espressa chiaramente dalle primarie, che pone al primo posto l’obbiettivo della cacciata di Berlusconi. Per questo ritiene di poter mettere in difficoltà Rifondazione Comunista, cercando di farla entrare in contraddizione con questa aspirazione profonda nell’elettorato del centro-sinistra. Per lo stesso motivo Rifondazione dovrà sapersi muovere coniugando fermezza nei contenuti e abilità tattica.

Per un certo periodo il sindaco di Bologna era stato rappresentato, contro l’evidenza della sua storia e della sua cultura politica, da una parte della sinistra, anche radicale, come la speranza per guidare un centro-sinistra più avanzato nei contenuti. Sembrava la stella polare, era solo una stella cadente.

Messaggi

  • da "Il Messaggero" 26.10.05

    dal nostro inviato
    MARIO AJELLO

    Bologna

    Popolo e bottegai, tutti col Cinese.

    Perfino - e questo è solo uno dei tanti paradossi bolognesi - il popolo di Bertinotti.

    Non certo quello no-global che ora, al bar «La Linea», di fronte al palazzo del sindaco, sta applaudendo Franco Giordano, l’emissario del sub-comandante Fausto venuto qui a gridare: «No pasaran!» (le ”ruspe democratiche” di Cofferati). Prendi l’autobus per la Bolognina, però, ed ecco un passeggero settantenne, Enzo Virgi. Dice: «Voto Rifondazione». Poi: «Io vivo in questo quartiere popolare, non su una terrazza radical chic. I romeni li conosco e non li amo. Bravo il Cinese!».

    Così dicono tanti altri come lui: solidali, ma fino a un certo punto. Che non è quello di Bertinotti. Sotto i portici, a via Porta Nuova, un distinto signore del Polo: «Sto con Cofferati. E’ un comunista!». Comunista anche lei? «Ho sempre votato a destra. Ma dei comunisti veri, come il sindaco, mi piace una cosa: il pugno di ferro».

    E così, la Sindrome Cinese sta invadendo Bologna e colpisce la pancia di tutti.

    Ma c’è una pancia razionale, la pancia prodiana, che proprio non sopporta questo virus trasversale. Flavia Prodi, forse ancor più di suo marito, rappresenta la Bologna tollerante e cattolica, “sociale” e solidale.
    Flavia, lei è con Cofferati o contro? «Per favore, preferisco non parlare». Non potrebbe parlare a favore della Ruspa Cinese che muove contro zingari e lavavetri. Parla però una figura centrale del prodismo, amicissimo del leader dell’Unione dai tempi dell’università: don Nicolini. Ha diretto la Caritas e ora dirige una parrocchia non lontana dal Lungoreno dei rom evacuati.

    Spiega: «Usare brutalmente la parola sgombero, e sventolarla demagogicamente, non serve a nulla. E’ piccola politica. La politica si fa mediando con le associazioni di base, con le parrocchie, con i partiti, con le persone. Non si impone burocraticamente dall’alto». Ed ecco Gigi Pedrazzi, cattolico di sinistra del giro del Mulino, ex vice-sindaco. Spiega: «Ancora più grave delle ruspe, è vedere il sindaco che fa tutto da solo».

    E Giulio Santagata, il prodiano doc: «Cofferati si sta isolando dalla giunta».Il riformismo alla Cinese - lui che nel periodo movimentista diceva che «il riformismo è una parola malata» - agli occhi del mondo prodiano appare, più che altro, come un deficit di capacità politica. Di fatto, quando a governare era l’”impolitico” Guazzaloca, non c’erano continue proteste sotto al Comune. Oggi, fra le varie, c’è quella di una signora in bici. Vede arrivare Cofferati, appena uscito dal pub, all’ora di pranzo, e gli si piazza davanti con addosso un doppio cartello: «Sognavo Che Guevara e c’è Cofferati. Ridammi il mio voto, imbroglione!» «Ruspe, manganelli, polizia, non fanno democrazia (e neppure sinistra)».

    Ma siamo sicuri che non fanno sinistra? Oppure, il Cinese - pur conservando sempre il suo Dna da antico migliorista del Pci - è alla sua ennesima reincarnazione e dal movimentismo è passato al muscolarismo, da Lula a Blair? I politologi del Mulino ti spiegano che forse Cofferati sta proponendo a Prodi una nuova ricetta di centro-sinistra: si può fare a meno dei voti di Bertinotti, conquistando all’Unione un elettorato che la paura di ladri e immigrati ha spinto in questi anni nelle braccia del Polo.

    La strategia bolognese di Cofferati - che è una strategia nazionale per ridare al Cinese la dimensione di star - è anche supportata da un sondaggio che dice: l’85 per cento degli intervistati è «a favore» di politiche forti sulla sicurezza.

    Però la Sindrome Cinese sta mandando in pezzi il quadro politico della coalizione.

    Non solo Rifondazione, ma anche la “destra” si lamenta: dallo Sdi alla Margherita, a cui fa riferimento - zona Arturo Parisi - il vice-sindaco di Cofferati, cioè Adriana Scaramuzzino, ex giudice tutelare dei minori. Appena il sindaco muove le ruspe, al vice viene il mal di pancia.

    Continuano i dolori? «Continuano, ma spero si risolveranno».