Home > La caduta elettorale dell’estrema destra

La caduta elettorale dell’estrema destra

Publie le lunedì 24 aprile 2006 par Open-Publishing

Dazibao Estrema destra Elezioni politiche 2006

di Giuseppe Scaliati*

Le recenti elezioni politiche hanno rappresentato per l’estrema destra italiana un vero e proprio flop. A nulla è servito, ad alcune compagini della destra radicale, l’apparentamento con il centrodestra.

Alle presuntuose dichiarazioni della vigilia dei suoi leader - su tutte l’autocandidatura a vice premier della Mussolini con l’intenzione di scalzare il nemico Fini - hanno fatto seguito percentuali elettorali che non hanno nemmeno sfiorato nemmeno l’1% dei consensi.

La coalizione guidata proprio da Alessandra Mussolini ha raccolto 255 mila alla Camera (0,7%) e 214 mila al Senato (0,6%), senza conseguire nessun seggio. Un passo indietro rispetto alle europee, quando il cartello neofascista quasi ovunque aveva superato l’1% raccogliendo quasi 400 mila voti che permisero l’elezione a Strasburgo della Mussolini.

All’indomani delle elezioni, alle prime dichiarazioni di soddisfazione per aver contribuito alla vittoria della Casa delle Libertà al Senato in Piemonte, Molise e Lazio (manco a farlo apposta a favore dell’odiatissimo Storace) la nipote del duce ha avanzato da subito richieste di seggi in virtù del contributo apportato a Silvio Berlusconi.

Meno peggio è andata, anche se non ha conseguito nessun eletto, per l’altro partito neofascista alleatosi con la CdL, il MS-FT che poteva contare in parlamento su un deputato, l’ex leghista Michele Serena, eletto però con Alleanza Nazionale. Il movimento guidato da Luca Romagnoli - per intenderci quello che alla vigilia delle elezioni ha messo in dubbio l’esistenze delle camere a gas - ha raccolto 231 mila voti alla Camera (0,6%) e 204 mila al Senato (0,6%) non scostandosi molto dalle precedenti elezioni europee quando ottenne più o meno gli stessi voti, che però riuscirono a far eleggere il segretario. Quindi, un risultato senza infamia né lode. Questo, nonostante l’assorbimento delle varie bande fasciste, dall’ex Base Autonoma, all’Area non Conforme romana fino al Veneto Front Skinhead.

Molto male invece, sono andate le cose per quelle compagini della destra neofascista che per vari motivi non erano apparentate con il centrodestra.
Il Movimento Idea Sociale di Pino Rauti in gennaio aveva reso noto un accordo con Silvio Berlusconi, secondo il quale il MIS avrebbe dovuto avere alcuni candidati (tra cui lo stesso Rauti) nelle liste di Forza Italia, per garantire un diritto di rappresentanza al movimento. Al momento della presentazione delle liste però, si è consumata la rottura tra il MIS e la coalizione di centrodestra. A questo punto il MIS se da un lato ha dato indicazione di voto a favore di Forza Italia in Calabria, avendo al nono posto della lista alla Camera un proprio esponente, altrove ha deciso di presentare liste autonome. L’intenzione di correre da soli però si è manifestato piuttosto ardua, infatti il movimento di Rauti è riuscito a raccogliere le sottoscrizioni necessarie al voto soltanto per presentarsi al Senato in Puglia. Il risultato è stato anonimo solo 3 mila voti, pari allo 0,04%. Anche se alle scorse europee il piccolo partito neofascista aveva quasi sfiorato i 50 mila voti. Salvo colpi di coda questa dovrebbe essere la definitiva uscita di scena di Rauti, oramai emarginato da tutta la destra radicale e poco ben visto anche nel centrodestra.

Una pura e semplice partecipazione è stata anche quella del Nuovo MSI - Destra Nazionale di Gaetano Saya. Sfumato all’ultima ora l’accordo con Berlusconi, il movimento è riuscito a presentarsi solo nella regione Abruzzo, con capolista la moglie di Saya e numero due un certo Salvatore Marino leader dell’associazione Maschio 100%, un personaggio grottesco che alle scorse regionali aveva corso con la Lega Sud Ausonia. Soltanto un migliaio i voti raccolti dalla compagine di Saya, il quale ha però rivendicato attraverso un calcolo di logica matematica e cioè presentando il Partito in tutte e 27 (e quindi 27 mila voti) le circoscrizioni elettorali della Camera, di essere stato in grado di garantire la vittoria della Cdl con i suoi voti di superare quei 25 mila voti che hanno determinato la vittoria dell’Unione.
Neanche la semplice partecipazione invece, è stata possibile per il Movimento Fascismo e Libertà. Come è noto essi hanno come simbolo il Fascio Repubblicano con la scritta “Fascismo e libertà” utilizzato in varie elezioni amministrative nel 2005, dove il MFL ha ottenuto sette consiglieri comunali. Ma in occasione delle elezioni politiche italiane del 2006, il simbolo è stato però ricusato dal Ministero dell’Interno. La dirigenza ha così presentato un altro simbolo, definito dalla stessa “autocensurato”, che però a nulla è servito per la partecipazione alla competizione elettorale.
Inutile nascondere che l’insuccesso dell’estrema destra ha dato un contributo fondamentale alla risicata sconfitta di Silvio Berlusconi, ma soprattutto ha dimostrato ancora una volta che la rincorsa a tematiche classiche della sinistra miscelate ad un esasperato nazionalismo non porta ai frutti sperati.

*Storico, studioso della destra italiana.
Autore di: Trame nere, Fratelli Frilli, Genova, 2005
Dove va la Lega Nord, Zero in Condotta, Milano, 2006

http://www.rifondazionelazio.it