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Il Partito della Sinistra Europea : "Sì, possiamo cambiare l’Europa"
Publie le lunedì 10 ottobre 2005 par Open-PublishingDazibao Incontri-Dibattiti Partiti Partito della Rifondazione Comunista Parigi Ok. Tober
di Ok. Tober
A fine ottobre il Partito della Sinistra Europea terrà il suo primo congresso, ad un anno e mezzo da quello di fondazione che ebbe luogo a Roma . La sede scelta è Atene e sarà il Synaspismos a svolgere la funzione di ospite, dopo che la precedente ipotesi di organizzarlo a Barcellona si è scontrata con le difficoltà interne alle diverse componenti di Izquierda Unida.
Il congresso dovrà naturalmente trarre un primo bilancio dell’attività del partito, analizzare le novità emerse sulla scena politica e sociale europea ed introdurre alcuni aggiustamenti nel modo di operare. La scommessa non facile di dar vita ad un soggetto politico europeo aveva di fronte a sé numerose difficoltà oggettive, determinate dalla frammentazione ideologica e politica che la sinistra anticapitalistica europea è venuta accumulando nell’arco di alcuni decenni.
Vere e proprie differenze identitarie alle quali si aggiungono atteggiamenti molto diversi proprio sul terreno della politica europea, dove ci si divide fra sostenitori della tutela ad oltranza dello stato nazionale ed europeisti convinti, con in mezzo tutte le sfumature possibili, tra cui i difensori di un’Europa minimale.
Il Partito della Sinistra Europea, è nato per unire le correnti anticapitalistiche che si collocano a sinistra della socialdemocrazia e dei verdi, sulle base di due scelte di fondo. La prima è di riconoscere il terreno dell’Unione Europea come uno spazio ineludibile di azione politica collettiva, considerato che le politiche neoliberiste trovano in quel livello uno degli strumenti fondamentali per imporsi anche sulle scelte politiche nazionali. E’ stato semmai registrato un forte ritardo dell’iniziativa politica rispetto alla capacità di iniziativa dell’avversario di classe, ma anche rispetto alla crescita del movimento contro la guerra e contro la globalizzazione capitalistica, che ha dimostrato di sapere interagire a livello sovranazionale.
La forma del partito europeo, che ovviamente non cancella la specificità e l’autonomia delle singole forze politiche, e che non vuole diventare in alcun modo un centro dirigente, è considerata necessaria dai partiti fondatori per consentire un salto di qualità nell’agire comune. Un soggetto politico in grado di intervenire unitariamente sulle questioni politiche europee, quindi e non solo un forum di discussione come altri già esistenti.
La seconda scelta caratterizzante il Partito della Sinistra Europea riguarda la rottura pregiudiziale con lo stalinismo. Si tratta di una opzione che registrato la convergenza maturata nel corso degli anni, tra i maggiori partiti della sinistra anticapitalistica europea e che rappresenta un punto di non ritorno. Non si tratta tanto di una disputa storica sul passato, ma di una base di partenza senza la quale non è possibile ricostruire una prospettiva di rottura e superamento de capitalismo, facendo i conti con il crollo del socialismo reale.
Rottura irreversibile con lo stalinismo
Queste due opzioni, l’ancoraggio alla dimensione dell’Unione Europea e la rottura con lo stalinismo, sono state oggetto di critica di alcune forze che pure hanno partecipato sin dall’inizio al processo di costruzione della Sinistra Europea. E’ il caso in particolare di settori del Partito Comunista Boemo-Moravo (PCBM). I comunisti della Repubblica ceca rappresentano una forza politica consistente, con un forte seguito elettorale che nelle ultime elezioni è arrivato al 20%. E’ un partito che riconosce il pluralismo interno e nel quale si esprimono posizioni diverse sia sull’Europa che sulle questioni di identità ideologica. Una parte del gruppo dirigente è attratto dalla prospettiva “greca” (nel senso del PC Greco, KKE), cioè l’ipotesi di ricostruzione di un ormai fantomatico “movimento comunista internazionale”.
Il principale critico interno al PCBM dell’adesione piena al Partito della Sinistra Europea, è il responsabile internazionale Hassan Charfo. Nella riunione del gennaio scorso del Direttivo della Sinistra Europea si è svolto un’interessante dibattito tra Charfo e i principali esponenti de Partito della Sinistra Europea, documentato dai verbali. Il testo è purtroppo disponibile solo in inglese sul sito ufficiale della SE.
http://www.european-left.org/positi...
Il rappresentante del PCBM ha proposto di rimuovere dallo statuto dell’SE il riferimento allo stalinismo per sostituirlo con una formulazione più generica di condanna di tutte le “pratiche antidemocratiche”. Su questo punto la risposta di tutti i principali partiti è stata convergente nel respingere questa ipotesi di modifica. Bertinotti ha detto che “il rifiuto dello stalinismo appartiene alla nostra identità politica”, per Marset (IU e PC spagnolo) lo stalinismo è stato “un fallimento storico nella storia della classe operaia”, per Wolfgang Gehrcke (della PDS, ma proviene dal PC tedesco-occidentale) non si possono usare altri termini perché non essere chiari nell’affermare la rottura con lo stalinismo significherebbe “la fine del Partito della Sinistra Europea, ma anche la fine del movimento di sinistra europeo”, per Stelios Pappas (Synaspismos greco) lo stalinismo non è solo una pratica antidemocratica ma “una cultura di barbarie”, infine per Jean-François Gau (PC francese) è “importante prendere le distanze dallo stalinismo”.
Anche sullo spostamento dell’asse del partito verso “l’Europa dall’Atlantico agli Urali” come proposto da Charfo, ha risposto Marset che “il modo concreto per giocare un ruolo in Europa non è dall’Atlantico agli Urali, ma all’interno dello spazio politico che oggi abbiamo: l’Unione Europea”. Ma in futuro, ha aggiunto, è possibile pensare ad un allargamento ulteriore della Sinistra Europea, perché si tratta di “un processo storico, non di qualcosa che abbiamo già completato in questo momento”.
Sono cresciute le adesioni
Il Partito della Sinistra Europea ha registrato un allargamento delle adesioni. Alla riunione di Berlino del gennaio 2004, l’appello per il nuovo partito venne firmato da 11 forze politiche. Attualmente 16 partiti sono membri a pieno titolo, altri 8 partiti vi partecipano come osservatori. E’ prevista l’adesione di un nuovo partito ad Atene ed alcune altre forze hanno preso parte a singole iniziative senza aver formalizzato la propria adesione. Dopo il Congresso di Roma hanno aderito a pieno titolo il Blocco di Sinistra portoghese e la Sinistra lussemburghese, e come osservatori il Pc tedesco, il PC finlandese, l’Alleanza Rosso-Verde danese, il Partito della Libertà e della Solidarietà turco.
I 16 partiti membri sono attualmente: Partito di Sinistra (Germania), PC Austriaco, Sinistra Unita e Alternativa (Catalogna), Sinistra Unita (Spagna), PC Spagnolo, Partito di Sinistra d’Estonia, PC Francese (adesione confermata a larga maggioranza da un referendum tra gli iscritti), Synaspismos (Grecia), Partito Operaio d’Ungheria, Partito della Rifondazione Comunista (Italia), Partito dell’Alleanza Socialista (Romania), Rifondazione Comunista di San Marino, Partito Svizzero del Lavoro, Partito del Socialismo Democratico (Rep. Ceca), La Sinistra (Lussemburgo), Blocco della Sinistra (Portogallo). Il Partito Comunista del Belgio ha chiesto di aderire.
Gli otto partiti osservatori sono: PC tedesco, PC Boemo-Moravo, AKEL (Cipro), Alleanza Rosso-Verde (Danimarca, ne fa parte anche il PC Danese), PC Finlandese, Partito dei Comunisti Italiani, PC Slovacco, Partito della Libertà e della Solidarietà (Turchia).
L’Alleanza della Sinistra Verde, composta da cinque partiti scandinavi è invitata permanente alle riunione della Sinistra Europea.
Si è trattato di un limitato ma significativo progresso nel numero delle adesioni. Restano fuori da questo processo solo alcune forze significative, ma per ragioni tra loro diverse, se non opposte. Il PC Greco (KKE, neo-stalinista) è contrario sia per ragioni ideologiche (vorrebbe ricostruire il “movimento comunista internazionale”) sia politiche (è per la distruzione dell’Unione Europea e per il ritorno integrale agli stati nazionali); il PC Portoghese è su posizioni critiche ma più moderate di quelle greche; i trotskisti francesi (LO e LCR) per ragioni ideologiche e politiche ma sarebbero incompatibili con i PC portoghese e greco; il Partito Socialista è nettamente critico verso l’Unione Europea e quindi scettico sull’idea di un partito europeo, dove teme di essere subordinato ai partiti più grandi. Quest’ultima posizione è analoga a quella sostenuta dai partiti scandinavi, per i quali la distanza dal Partito della Sinistra Europea deriva da una posizione tradizionalmente anti-europeista, anche se ultimamente si sono registrati degli accenti nuovi.
Per quanto riguarda il peso elettorale i partiti membri raccolgono complessivamente 9.290.000 voti, che salgono a 11.250.000 se si considerano anche gli osservatori. Per quanto riguarda i soli Paesi dell’Unione Europea il PSE organizza circa il 63% degli elettori complessivi della sinistra anticapitalista intesa in senso ampio, che sale al 77% se si considerano gli osservatori. Restano per ora fuori dal partito europeo 922.000 elettori della sinistra verde nordica, 942.000 elettori dei PC “ortodossi”, 1.545.000 di altre forze della sinistra e dell’estrema sinistra (vedi sotto appendice statistica)
“Sì, possiamo cambiare l’Europa”
A fine settembre si è conclusa la stesura della mozione politica che verrà presentata ad Atene, intitolata “Sì, possiamo cambiare l’Europa”. Si tratta di un testo che si propone di definire degli obbiettivi politici comuni “qui ed ora” piuttosto che di declamare principi ideologici astratti.
E’ articolata in quattro parti: costruire la pace, costruire un altro modello economico per una Europa sociale; costruire una democrazia partecipativa e radicale; costruire delle alleanze. Denuncia con forza gli effetti delle politiche anti-sociali del capitalismo liberista, che ripropongono oggi l’antico dilemma “socialismo o barbarie”.
Netta è la critica alla logica di guerra perseguita dagli Stati Uniti e da altri paesi europei, alla NATO e ad una possibile concezione militare dell’Europa. Viene riaffermato “il rapporto radicale che esiste tra il modello di società neoliberale e la guerra condotta dalla mondializzazione capitalista”. Per questo il tema della pace è necessariamente collegato alla costruzione di una “società alternativa”. E’ una posizione che si differenzia da chi ripropone la logica di un mondo dominato principalmente dal conflitto tra blocchi di Stati. Una logica, quest’ultima che dietro la retorica “antimperialista”, ridotta spesso a rozzo e superficiale antiamericanismo, conduce a subordinare il movimento contro la globalizzazione capitalistica e il movimento contro la guerra alle contraddizioni interstatuali interne al capitalismo. “Non può esserci pace senza giustizia” è scritto nella mozione.
Il Partito della Sinistra Europea riafferma il proprio no al trattato costituzionale, e trova questa posizione rafforzata dall’esito dei referendum francese e olandese. “Il trattato costituzionale è bloccato e politicamente morto”. L’SE si colloca sul versante dell’integrazione europea, quindi respinge le tentazioni neo-nazionaliste, anche di sinistra, e vuole aprire la strada ad una politica economica e sociale radicalmente alternativa a quella liberista: rompere con la disoccupazione e la precarietà, abbandonare il patto di stabilità, difendere i diritti sociali e del lavoro, ecc.
La Sinistra Europea si propone di costruire un rapporto forte con i movimenti, e di unire il no europeista al Trattato Costituzionale con il “sì critico”.
Il congresso di Atene dovrà anche verificare se gli strumenti utilizzati nell’attività di questi mesi sono stati adeguati. Diversi partiti, nel confermare la scelta compiuta con la creazione del Partito europeo, hanno rilevato che finora non ha ancora avuto una visibilità adeguata. Una difficoltà reale e che hanno finora riscontrato tutte le forze politiche che si sono costituite a livello europeo. Le stesse elezioni per il Parlamento europeo, come hanno registrato tutti gli osservatori, restano una somma di elezioni nazionali, in cui l’Europa serve solo da pretesto per verificare gli equilibri interni. Vi è peraltro la consapevolezza che il rafforzamento di un partito europeo, che non sostituisce i partiti nazionali, non può essere un processo di breve periodo.
Probabilmente non verrà sciolto il nodo delle adesioni individuali. Di fronte al timore di alcuni partiti, che attraverso l’adesione individuale si indebolisse il ruolo delle singole forze nazionali, si decise al Congresso di Roma di avviare una fase sperimentale. Solo in alcuni Paesi (Italia, Austria) si è realmente attivata la possibilità di iscrizione individuale al Partito della Sinistra Europea. E’ probabile, per il permanere di forti perplessità da parte di alcuni partiti, che venga lasciata la possibilità di scelta a livello nazionale. E’ stato attivato un sito che resta però ancora de tutto inadeguato come strumento per far circolare informazioni ed analisi nelle diverse lingue.
Naturalmente le prospettive del Partito della Sinistra Europea sono indissolubilmente legate a quelle della sinistra alternativa nel suo complesso. In alcuni Paesi vi sono segnali molto positivi, come in Germania con il successo di Die Linke, ma anche in Francia con la ripresa del PCF dopo una fase di difficoltà e lo scongelamento in atto nei rapporti con l’LCR, il Portogallo con una sinistra complessivamente in crescita. Altre realtà attraversano invece una fase difficile, come la Spagna dove la crisi di Izquierda Unida non ha ancora trovato una soluzione. Inoltre in quasi tutti i Paesi che sono entrati da poco o che entreranno nei prossimi anni nell’Unione Europea, con la sola eccezione dell’ex Cecoslovacchia, le forze della sinistra anticapitalista sono molto marginali e spesso divise.
Un buon risultato di Rifondazione Comunista nelle prossime elezioni politiche, dopo quello straordinario della sinistra tedesca, potrà dare basi solide al progetto avviato a Berlino nel gennaio del 2004.
Appendice
La “contabilità” di Sorini: ... ancora uno sforzo, per favore!
Nel suo articolo da poco pubblicato sull’Ernesto, Sorini riprende il tema del peso del Partito della Sinistra Europea sull’insieme della sinistra alternativa del continente. Qualcuno - scrive - ha voluto ironizzare sulla sua contabilità, sintetizzata nella formula 40-60. Quaranta partiti nell’Unione Europea e sessanta se si considera l’Europa dall’Atlantico agli Urali. Siamo fra quelli che in alcuni precedenti articoli avevano ironizzato sulla sua contabilità, quindi apprezziamo il fatto che in quest’ultimo intervento abbia cercato di essere più preciso, riportando le percentuali elettorali dei partiti che fanno parte della Sinistra Europea come membri o come osservatori. Ma il suo sforzo resta incompiuto. Sarebbe stato più accurato se avesse fornito i dati relativi ai voti dei 23 partiti che partecipano in diverse forme all’SE e non solo le percentuali. E le avesse confrontate con gli altri 17 mancanti a cui fa riferimento senza citarli.
Condividiamo quanto scrive Sorini che non è necessario usare il bilancino del farmacista, e pensiamo che la valutazione di un progetto politico richieda più elementi di valutazione che non quello meramente quantitativo. Però se si vogliono fare i conti sarebbe utile farli un po’ più precisi. Da parte nostra cerchiamo di dargli una mano, considerando solo i dati elettorali, perché quegli sugli iscritti che Sorini cita ma con il risultato di confondere i calcoli più che di chiarirli, sono meno affidabili e in diversi casi non vengono resi pubblici dagli stessi partiti.
In sostanza per Sorini i partiti membri dell’SE hanno circa 8 milioni di voti.
I partiti di paesi dell’Unione Europea, non membri dell’SE, hanno 6 milioni di voti.
Tutti i partiti della sinistra comunista e alternativa “dall’Atlantico agli Urali” hanno 20 milioni di voti.
La conclusione scrive Sorini è che l’SE rappresenta il 25% del totale. Ora 8 milioni su 20, farebbe il 40%, non il 25%, che è già una bella differenza, anche senza ricorrere al bilancino del farmacista. E 8 milioni su 14, se si resta nell’UE che è l’ambito per ora prioritario di costruzione dell’SE, si starebbe attorno al 57%.
Per uscire dall’approssimazione e per aiutare l’incerta contabilità di Sorini abbiamo cercato di ricostruire i dati più nel dettaglio. Abbiamo scelto di attenerci all’attuale Unione Europea, per le ragioni politiche che abbiamo già esplicitato:
I 17 partiti membri dell’SE hanno ottenuto nelle ultime elezioni politiche nazionali rispettive i seguenti voti (IU comprende anche PCE e EUyA):
PC Francese 1.216.178 4,8%
IU Spagna 1.269.532 5,0%
Die Linke 4.086.134 8,7%
Partito Operaio Ungheria 121.503 2,2%
SDS (Rep. Ceca) 475 0,0%
PC Austriaco 26.688 6,3%
Synaspismos 240.240 3,3%
PAS (Romania) 28.429 0,3%
La gauche (Lussemburgo) 35.675 1,9%
PRC (Italia) 1.868.113 5,0%
Sinistra Estone 2.059 0,4%
PdT Svizzera 18.568 1,0%
BE Portogallo 364.971 6,4%
RC San Marino 738 3,4%
PC Belga 11.365 0,2%
Totale 9.290.668 (di cui UE 9.242.933)
Partiti osservatori (si può discutere su come conteggiare i partiti osservatori, anche le motivazioni dei singoli partiti nel partecipare sono diverse, si tratta comunque di forze che possono partecipare a pieno titolo all’attività dell’SE e quindi non ne sono sicuramente escluse)
PC Tedesco (alle politiche aveva candidati nelle liste di Die Linke)
PC Boemo-Moravo 882.653 18,5%
AKEL (Cipro) 142.657 34,7%
PC Slovacco 181.872 6,3%
PC Finlandese 21.111 0,8%
Rosso-verdi danesi 113.948 3,4%
PdCI 620.859 1,7%
ODP (Turchia)106.095 0,3%
Partiti osservatori 2.069.195 (di cui UE 1.963.100)
Partiti membri+osservatori 11.253.768 (di cui UE 11.206.033)
Partiti che non partecipano all’SE nell’Unione Europea (li abbiamo suddivisi per affinità politica, dato che non sono politicamente sommabili tra loro), né esiste alcuna sede in cui questi partiti si siano mai effettivamente riuniti.
Sinistra Svedese 444.854 8,3%
Socialisti pop. (Danimarca) 201.162 6,0%
Sinistra Finlandese 276.756 9,9%
Partiti UE dell’Alleanza di sinistra scandinava 922.772
Partiti comunisti “ortodossi” che partecipano agli annuali incontri di Atene del KKE, ma non al Partito della Sinistra Europea.
Partito Socialista Lettone 9.486 1,7% (elezioni europee, alle politiche era in coalizione)
PC Lussemburghese 24.156 0.9%
KKE 434.643 5,9%
PC Portoghese 433.369 7,5%
PT Belga 20.824 0,3%
KPiD (Danimarca) non presente alle elezioni
PC Estone illegale
Nuovo PC Britannico non presente alle elezioni
PC Irlandese non presente alle elezioni
Partito dei Lavoratori (Irlanda) 4.012 0,2%
Partito Socialista Lettone non presente alle elezioni
PC di Malta non presente alle elezioni
Nuovo PC Olandese non presente alle elezioni
PC Polacco qualche candidato in una lista che ha preso lo 0,8%
PC Romeno non presente alle elezioni
PCP di Spagna 12.979 0,1%
PC Svedese 1.182 0,0%
PC Britannico 1.575 0,0%
Totale 942.226
Altri Sinistra anticapitalistica (trotskisti, ecc)
LCR (Francia) 320.467 1,3%
LO (Francia) 301.984 1,2%
PS Olandese 609.723 6,3%
Respect 252.216 1.5% (elezioni europee)
Partito Socialista Scozzese 61.356 0,4% (elezioni europee)
Totale 1.545.746
GRAN TOTALE 14.616.777
Nei paesi dell’Unione Europea l’SE rappresenta, se si considerano i soli partiti membri, il 63% degli elettori. Se consideriamo anche gli osservatori, che a noi sembra più corretto, arriviamo al 77% degli elettori. (E abbiamo contabilizzare i risultati di 47 partiti).