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IN PIAZZA E NEL PALAZZO DEL POTERE

Publie le sabato 17 febbraio 2007 par Open-Publishing

Lucio Garofalo

di Lucio Garofalo

Premetto che non sono tra quanti, un pò qualunquisticamente, pensano che non esista alcuna differenza tra centrodestra e centrosinistra, essendo entrambi gli schieramenti funzionali ad una politica antioperaia e neoliberista. Non mi preoccupo certo delle forze tradizionali del centrosinistra che già conosciamo essere da sempre vicine agli interessi del capitalismo bancario e della Confindustria, che non a caso si è schierata con Prodi & soci alle scorse elezioni politiche, il cui esito ha suscitato molti dubbi e perplessità circa la validità di alcune analisi politologiche che prevedevano una larga vittoria del centro-sinistra che invece non si è verificata.

Mi preoccupa invece la piega presa dal P.R.C., il cui gruppo dirigente sembra sempre più appiattito ed omologato su posizioni quanto meno ambigue ed incerte che creano molto imbarazzo in numerosi militanti e dissidenti interni, ossia su una linea che appare scevra di una sicura identità di classe e persino distante oramai rispetto ad una coerente scelta in senso pacifista, antimperialista ed antimilitarista. Effettivamente mi ha molto inquietato il silenzio mostrato dai dirigenti nazionali del P.R.C. di fronte agli arresti e alla repressione poliziesca dell’11 Marzo dell’anno scorso a Milano, e in altre circostanze del genere.

Mi ha sconcertato ancor più l’atteggiamento di inerzia e passività assunto da Rifondazione comunista di fronte alla manifestazione neofascista dello stesso giorno, indetta con finalità chiaramente provocatorie e destabilizzanti (ovviamente per "stabilizzare"), che non a caso ha goduto di appoggi e di protezioni politiche ed istituzionali ad altissimo livello. Giudico davvero sconcertanti le posizioni assunte dal P.R.C. negli ultimi tempi, evidentemente troppo condizionata da interessi di natura istituzionale e governativa, una posizione che di fatto sta dividendo e lacerando il partito ed il movimento antagonista, persino l’area assai eterogenea e multiforme dei centri sociali. Basti pensare, ad esempio, che il Leoncavallo (vicino, non a caso, a Rifondazione) decise di non aderire alla manifestazione antifascista dell’11 Marzo 2006, assumendosi non poche responsabilità rispetto a quanto è poi accaduto, nella misura in cui un servizio d’ordine allestito con la presenza dei leoncavallini avrebbe probabilmente potuto impedire che si arrivasse a quel tipo di scontro frontale con la polizia in assetto antisommossa, già pronta alla repressione più brutale.

Si pensi alle prese di posizione del neo Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, in materia soprattutto di antifascismo, come si evince dalle sue esternazioni, davvero sconcertanti, rilasciate durante il confronto con Fini, organizzato all’interno della festa nazionale di Azione Giovani. Ormai, il "compagno Presidente" è diventato un amico dei fascisti a tutti gli effetti. Per non parlare delle scellerate scelte governative che hanno coinvolto anche il P.R.C., rispetto al rinnovo dei crediti di guerra in Afghanistan e all’intervento militare italiano in Libano, laddove i "nostri" soldati saranno chiamati ad eseguire il "lavoro sporco" intrapreso dall’esercito israeliano, ossia disarmare la resistenza libanese, in modo tale da permettere ad Israele di proseguire e completare l’orribile massacro della popolazione palestinese che vive nella striscia di Gaza, un vero genocidio totalmente ignorato e dimenticato dai mass-media e dall’opinione pubblica internazionale, ivi compreso quel movimento pacifista che era stato definito da alcuni organi della stampa come "la seconda potenza globale" dopo gli U.S.A. Questa "super-potenza" si è sbriciolata e dissolta molto presto.

Si pensi, insomma, all’appoggio quasi incondizionato, offerto dal P.R.C. all’attuale esecutivo nazionale; si pensi all’avallo, senza quasi discutere, a tutte le infauste decisioni assunte dal ragionier Fantozzi/Fracchia/Prodi in materia di politica estera e di politica interna. Un governo che alla prova dei fatti si è rivelato completamente asservito e subalterno ai poteri forti che da sempre (sin dai tempi della vecchia Democrazia cristiana e dei suoi alleati) condizionano pesantemente la politica dei governi italiani, ossia la NATO, il Vaticano, la Confindustria. Per non parlare dei cosiddetti poteri occulti (vedi mafia, P2 e altre simili organizzazioni massonico-mafiose, nonché servizi segreti, più o meno deviati, e via discorrendo). Ebbene, Rifondazione comunista sembra essere diventata la "guardia pretoriana" del governo fantozziano-prodiano.

Personalmente nutro un profondo senso di rabbia e di nausea di fronte alla violenza inutile e sciocca di chi, magari, intende "giocare" alla rivoluzione. Il ribellismo e l’estremismo politico sono forme infantili e controproducenti di lotta, che non servono affatto alla causa antifascista e anticapitalista, ma al contrario giovano soltanto a chi ha interesse ad inasprire lo scontro di classe e a mettere in moto meccanismi repressivi, evocando spauracchi quali il terrorismo e altro, per invocare svolte politico-elettorali in senso reazionario e autoritario. Nel contempo il disgusto e lo sdegno sono molto più forti ed incontenibili di fronte allo sciacallaggio politico, ossia rispetto all’uso scellerato e strumentale che è stato compiuto, in questo caso dal centrodestra (un tempo lo faceva la Democrazia cristiana), per ottenere una vittoria alle elezioni politiche.

Così come sono notevolmente indignato e nauseato di fronte ad uno Stato di polizia che fa un ricorso esagerato e sistematico alla forza repressiva, ad esempio, per sfrattare di casa quelle famiglie già misere e sventurate che vivono l’emergenza abitativa e altre drammatiche emergenze della nostra società, mentre non adotta affatto la stessa "energia" per fronteggiare, ad esempio, fenomeni criminali ben più gravi come mafia e camorra, oppure per contrastare iniziative eversive e destabilizzanti di matrice neofascista, oppure (cosa ancora più inaccettabile e scandalosa) per combattere e perseguire comportamenti estremamente illegali ed antisociali quali l’evasione fiscale, che invece vengono incoraggiati, condonati e depenalizzati! Francamente, di fronte a tutto ciò io provo un sentimento di stizza e fastidio che non ha limiti, ma che non mi induce certo a forme irrazionali, istintive e infantili di ribellione e rivolta che, al contrario, rischiano di fare il gioco dell’avversario di classe e di quelle forze politico-istituzionali che intendono sfasciare la Costituzione e tutte quelle già fragili tutele sociali che sono state conquistate dal movimento dei lavoratori attraverso decenni di lotte sanguinose, segnate anche da reazioni violentissime da parte dei padroni e dei loro servi.

Basti pensare allo stillicidio delle stragi neofasciste, a quelle "stragi di stato" che hanno insanguinato la storia italiana del dopoguerra da Piazza Fontana nel 1969 in poi e che fanno capo alla cosiddetta "strategia della tensione", una strategia che mi pare sia stata riesumata, semmai fosse stata sepolta. Non a caso, pare che tale strategia stia riemergendo proprio in occasione di un importante momento di lotta e di contestazione di piazza, ossia la manifestazione del 17 febbraio a Vicenza, organizzata per protestare contro l’allargamento della base NATO già esistente.

Ebbene, voglio rammentare la natura visceralmente reazionaria, classista, sovversiva e antidemocratica del centrodestra che negli ultimi 5 anni ha cercato di sfasciare le istituzioni democratiche, i diritti e le garanzie costituzionali. Altro che sfasciare una vetrina del McDonald’s! Pertanto, io ritengo che il pericolo rappresentato dal fascismo al potere, ossia da quelle forze di centrodestra che hanno governato l’Italia negli ultimi 5 anni, sia molto maggiore che nel passato, soprattutto se si tiene presente il mix micidiale di fascismo, populismo e neoliberismo sfrenato che caratterizza questo blocco politico-sociale.

Nel contempo, non mi faccio facili o sciocche illusioni, per cui non penso che il pericolo del fascismo al potere possa essere scongiurato contribuendo a sostenere quel fronte dissidente all’interno della sinistra più radicale e antifascista (se ancora esiste una sinistra di questo tipo) che è collocato nell’Unione, anzi. Rammento infatti una celebre frase di Pier Paolo Pasolini che diceva: "Il fascismo potrà risorgere a condizione che si chiami antifascimo". Mi sembra che la frase rispecchi perfettamente il quadro storico-politico in cui si è compiuta la "metamorfosi" di Alleanza nazionale e della destra neofascista (ex MSI) per assorgere al governo della nazione, sdoganata e traghettata dal populismo berlusconiano. Ma la medesima citazione di Pasolini potrebbe adattarsi anche per inquadrare e definire la metamorfosi di altre forze politiche che, da posizioni di partenza più radicali, addirittura di estrema sinistra, si sono spostate rapidamente verso il centro del palazzo istituzionale, trasformandosi in saldi presidi filogovernativi.

Non è un caso che l’attuale governo di centrosinistra possa adottare e praticare una politica di aggressione contro i diritti e le conquiste delle masse operaie e popolari, contro la sovranità nazionale, utilizzando proprio la presenza e il ruolo del P.R.C. al fine di addormentare e neutralizzare l’antagonismo sociale, l’opposizione di classe e persino il movimento pacifista ed antimilitarista, come in parte sta già accadendo. Ma le contraddizioni insite in questo governo rischiano di esplodere. La crisi risiede e si annida soprattutto laddove c’è chi si illude e pretende di governare e, nel contempo, finge di manifestare contro chi governa, ossia contro se stessi.

A Vicenza potrebbe avviarsi una nuova fase di lotta e di crescita dei movimenti di piazza, della politica non autoreferenziale e partecipativa che non si lascia più trascinare o ingannare dalle possibili trappole e provocazioni mediatiche come quelle in atto in questi giorni (si pensi alla vicenda delle "nuove Brigate rosse"), né si lascia irretire e incastrare nei giochi meschini, cinici e perversi della rappresentanza politico-istituzionale.