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Giornata dell’acqua: l’acqua viva degli altromondisti
Publie le mercoledì 23 marzo 2005 par Open-PublishingDi Jean-Claude Oliva tradotto dal francese da Karl&rosa
Il secondo forum alternativo mondiale dell’acqua (FAME) si é svolto a Ginevra dal 17 al 20 marzo. Agli elementi ormai classici del movimento altromondista - diversità delle 150 ONG e dei 1200 partecipanti venuti da una cinquantina di paesi, personalità emblematiche come Riccardo Petrella, Vandana Shiva, Jean Ziegler, Danielle Mitterrand, Mario Soares, Maud Barlow o Aminata Traoré, presenza degli amministratori e dei parlamentari accanto ai movimenti - si aggiunge qui una più grande facilità di passare dal locale al globale, dall’ecologia al sociale, poiché senza dubbio l’acqua rende fluidi gli scambi e soprattutto la volontà di costruire insieme una vera alternativa.
Ogni giorno l’acqua inquinata uccide 9000 bambini.
Un essere umano su tre ha accesso solo ad un’acqua inquinata e questo provoca la morte di 9000 bambini ogni giorno. Il forum non si limita a constatare questa spaventosa tragedia. La crisi dell’acqua non é una fatalità naturale, ma un’ineguaglianza ed un’ingiustizia sociale, risultato delle politiche neoliberiste e dell’incuria politica. Perfino nel deserto non si sono mai visti dei ricchi mancare d’acqua, sottolinea l’economista marocchino Mehdi Lahlou. La carenza di accesso é legata alla povertà. Da qui una denuncia degli obiettivi di sviluppo del millennio dell’ONU: limitandosi a ridurre il numero di persone private di accesso all’acqua entro il 2015, gli stati aderenti all’ONU ammettono esplicitamente che gran parte della popolazione mondiale resterà priva di tale accesso. Il diritto umano universale di accesso all’acqua é cosi’ negato da quanti dovrebbero esserne i primi promotori.
Nel 1981, in occasione del lancio del primo decennio dell’acqua, gli stati avevano previsto un periodo di quindici anni come scadenza ragionevole perché tutti gli esseri umani avessero accesso all’acqua potabile... destinando tutti lo 0,7% del loro prodotto nazionale lordo all’aiuto pubblico allo sviluppo, il che, ben inteso, non hanno fatto. Non riaffermando il diritto umano fondamentale di accesso all’acqua nel quadro del nuovo decennio mondiale dell’acqua che inizia questo 22 marzo 2005, i governi fanno credere all’ineluttabile fatalità della rarefazione e del degrado delle risorse idriche.
Un diritto umano fondamentale
Sul versante dell’alternativa, il primo FAME, nel 2003 a Firenze, aveva individuato quattro grandi obiettivi: il riconoscimento del diritto all’acqua in quanto diritto umano fondamentale, lo statuto dell’acqua in quanto bene comune, il finanziamento collettivo dell’accesso all’acqua ed alla bonifica, la gestione democratica dell’acqua a tutti i livelli. Il secondo FAME si é sforzato di tradurre questi obiettivi in un insieme di proposte concrete, che non costituiscono un programma obbligatorio ma piuttosto un armamentario a disposizione di tutti. Questi elementi saranno resi pubblici nei prossimi giorni sul sito:
E’ anche emersa, in modo trasversale, una priorità chiarissima: escludere l’acqua dalla sfera del commercio e delle regole del mercato, in particolare dagli accordi commerciali multilaterali o bilaterali e dal raggio d’azione delle istituzioni finanziarie internazionali attuali (precisamente l’FMI e la Banca mondiale). Questo porta ad esigere uno statuto per l’acqua sul piano mondiale che tenga conto della globalità del suo ciclo, che ne impedisca l’appropriazione da parte di chicchessia, che garantisca la responsabilità collettiva ed assicuri la sua gestione ed il suo controllo da parte di un’autorità pubblica basata su un potere politico legittimo, sottoposto alle regole democratiche. Questo modo di procedere ha una portata più generale, che interessa tutti i beni comuni (l’aria, la salute, l’educazione...). Il FAME ha portato acqua al mulino altromondista.