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E’ LA PACE LA SOLA SICUREZZA

Publie le giovedì 14 luglio 2005 par Open-Publishing

Partito della Rifondazione Comunista Parigi Franco Giordano

E’ LA PACE LA SOLA SICUREZZA

Con Londra e Falluja nel cuore

Alle comunicazione alla Camera dei Deputati del Ministro dell’Interno Pisanu del 12 Luglio sui provvedimenti da assumere in seguito agli attentati di Londra, ha preso la parola il compagno Franco Giordano, capogruppo del Prc, il cui intervento pubblichiamo qui di seguito integralmente:

FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, signor ministro, la lotta al terrorismo va attivata con grande determinazione. Esso è nemico dell’umanità e noi lo sentiamo profondamente nemico nostro, per l’idea orrenda di società che propugna, per i mezzi violenti che usa e il disprezzo che manifesta per le forme di partecipazione democratica, sul conflitto sociale e per le culture di pace. Lo abbiamo combattuto in passato e lo combatteremo ancora. Il terrorismo alimenta passività ed insicurezza, ossia il rovescio di qualsiasi politica di trasformazione sociale; diffonde una cultura di morte, a fronte di movimenti che hanno alimentato una cultura della vita.

Va combattuto, dunque, perché minaccia molte persone inermi ed innocenti. Va combattuto a fondo, alla radice. Per questo, noi riteniamo sbagliate, inefficaci e persino pericolose iniziative, quali quelle che sono state testé proposte, che tendono a sollevare «polveroni», rinfocolare crociate anti-islamiche e proporre e produrre legislazioni emergenziali. Per voi tutti, e per noi - lo dico pacatamente -, non giunge mai l’ora di un bilancio delle politiche contro il terrorismo adottate sino ad oggi? Sarebbe interessante farlo, signor ministro. L’equazione «meno libertà individuali e collettive uguale più sicurezza» si è dimostrata, nei fatti, fallimentare. È stata ingiusta, pericolosa ed inefficace.

Ingiusta, perché ha finito per colpire altri soggetti; pericolosa, perché riduce spazi di democrazia ed attacca lo Stato di diritto, creando un clima di angoscia e paura, che è esattamente uno degli obiettivi del terrorismo; inefficace, perché - come si è visto - non serve a colpire il terrorismo. In America, la legislazione di emergenza - lo sanno tutti - ha ridotto di gran lunga gli spazi di libertà individuale e collettiva. Ebbene, non mi pare che lì il problema del terrorismo sia stato risolto: grazie a quel tipo di legislazione, sono state arrestate 90 mila persone, che sono risultate estranee ai fatti. Le associazioni per i diritti umani, le associazioni dei giuristi, la gente normale e democratica hanno mosso una critica asperrima rispetto a quella politica, che è di tipo autoritario, fino all’infamia - mi permetta di dirlo - di Guantanamo.

In Italia e nella stessa Inghilterra, già esistono leggi straordinarie contro il terrorismo internazionale dal 2001. In Inghilterra, addirittura, vi è una sorta di patriot act, simile a quello americano, sia pure in forma ridotta. Ebbene, come si è visto, questo tipo di legislazione non è servito a fermare o a debellare il terrorismo. In Italia, le leggi approvate recentemente, dopo l’11 settembre, hanno prodotto strumenti che hanno consentito di arrestare 180 persone (le risulterà, signor ministro) ed una sola di esse è risultata implicata in questa vicenda: una su 180! Mi sembra che l’unico campo di applicazione di quel tipo di legislazione sia il processo che si sta celebrando a Cosenza contro i no global.

Come si vede, quel tipo di legislazione tende a colpire i soggetti che non hanno nulla a che fare con la dinamica terroristica. Oggi, lei ci propone la possibilità di effettuare intercettazioni preventive nei riguardi di qualunque sospettato, un fermo di polizia per 24 ore senza controllo giurisdizionale e senza possibilità di assistenza legale. Signor ministro, mi permetto di dirle - può darsi che ci sbagliamo - che noi non lo condividiamo: ma, forse, esiste una legge del 18 maggio 1978, mai abrogata, che stabilisce esattamente la stessa cosa. Non mi pare, quindi, una novità quella che lei vuole introdurre. Lei ci propone anche espulsioni immediate per questioni di ordine pubblico nei confronti di extracomunitari, anche regolari, e sconti di pena e misure premiali per chi fornisce informazioni. Lo sconto di pena e i meccanismi premiali arrivano fino a garantire il permesso di soggiorno. Poi, si è sentito parlare (anche se lei, in questa sede, non vi ha fatto riferimento) di una sorta di superprocura.

Riteniamo utile, al contrario, non questo tipo di legislazione, ma un intervento ordinario delle forze dell’ordine: potenziare l’intelligence, determinare un coordinamento delle forze che troppo spesso indagano sugli stessi fatti, intralciandosi. Vorremmo poter intervenire sui servizi non solo per determinare un maggiore impegno in quella direzione contro il terrorismo, ma anche per evitare derive deviazionistiche, che hanno prodotto commistioni con gli autori di stragi impunite.
Ciò che ci preme in questa battaglia è un dialogo permanente con le culture e le comunità islamiche, una politica di accoglienza, una politica di integrazione, culture di pace. Così si batte il terrorismo!

Bisogna rovesciare uno schema che è diventato ossessivo. Lo abbiamo sentito anche in quest’aula dall’onorevole Gasparri e, con più forza, dalla Lega. Lo schema è: immigrazione uguale criminalità. Adesso, l’immigrazione equivale ad ipotesi di terrorismo. Mi rivolgo a lei, signor ministro: veramente crede che coloro che hanno organizzato gli attentati terroristici dell’11 settembre a New York, o quelli di Madrid alla stazione di Atocha, o quello di Londra, in cui sono esplose simultaneamente, come lei ci ha spiegato, quattro bombe nella City, dimostrando un livello altissimo di organizzazione, viaggino con le «carrette del mare» insieme ai disperati sospinti sulle nostre coste dal drammatico bisogno di sopravvivenza? Veramente crede questo? Veramente crede che così si determinano le modalità di aggregazione delle forze terroristiche?

La verità è che la crescente paranoia dell’islamico, oltre alla tradizionale avversione per gli immigrati, rischia di tradursi solo in una potente risorsa elettorale. È una cambiale pagata in bianco ad una logica esclusivamente repressiva. Così è nata la legge Bossi-Fini, e questo è il meccanismo attraverso cui si determina una legge che noi non solo critichiamo aspramente, ma che vogliamo apertamente abrogare, se andremo ad un Governo alternativo. Dichiarando guerra agli immigrati poveri, ci si inventa un nemico di comodo, proprio mentre al G8 si proclama - me lo lasci dire -, un po’ ipocritamente e untuosamente, di voler aiutare il Terzo mondo. È subito partita la discussione - su questo aspetto la nostra polemica è asperrima, signor ministro - sulla necessità dei centri di permanenza temporanea. Noi le diciamo con grande determinazione e con tanta fermezza che in quei centri non c’è spazio per l’umanità e per i diritti!

Sono centri anticostituzionali e vanno aboliti, chiunque li abbia immaginati e istituiti! Per questo, secondo noi, ha un valore straordinario l’incontro che si è tenuto a Bari con il presidente della regione, che ha come obiettivo esattamente il superamento e, per noi, l’abrogazione dei centri di permanenza temporanea. È questo il banco di prova per l’Europa, ossia come si affrontano gli elementari diritti umani e come si costruisce un consenso alla lotta contro il terrorismo che vada oltre il limite imposto dalla conformazione e dalle logiche sociali e politiche dominanti. Mi permetta di dire che dobbiamo provare a determinare con grande forza l’oggetto preciso della nostra azione: chi sono i terroristi e come essi vanno isolati politicamente. Se il nemico è il terrorismo di matrice islamica jihadista - per dirlo in modo chiaro ed inequivoco -, è inutile mettere nello stesso calderone organizzazioni curde, palestinesi, iraniane e colombiane. Se c’è un nemico, è quello che va contrastato e battuto politicamente, oltre che represso.

Noi, con grande forza, dobbiamo provare a determinare, come ho già detto, politiche di dialogo, di integrazione e culture di pace. Infine - è l’aspetto più importante -, si deve fare un bilancio. Facciamo questo bilancio! È fallito l’obiettivo della guerra in Iraq contro il terrorismo e, prima ancora, di quella in Afghanistan. Abbiamo opinioni opposte sulla guerra, per l’idea di società, del mondo e della politica. Noi siamo contrari ad ogni guerra, ma un dato è incontrovertibile: il terrorismo si è moltiplicato, si è insediato in quell’area del mondo, nell’area del Golfo, si è alimentato dell’odio, è cresciuta la palude in cui nuota ed è cresciuto l’impasto di terra in cui si sono alimentate le piante infestanti. L’insensatezza è stata quella di immaginare - come qui è stato detto anche dall’onorevole Gasparri - che il nemico fosse uno Stato, barricato dietro a una frontiera. La verità è che, in questa maniera, si sono causate tante vittime innocenti.

Che cosa aspettate a ritirare le truppe dall’Iraq? Credo che, così facendo, continuate a seguire una logica di guerra totalmente sbagliata.
Invece, bisogna chiudere con le guerre in Medio Oriente, a cominciare dal conflitto israelo-palestinese. Bisognerebbe annegare il terrorismo in un mare di pace. Non è l’islam che vuole la distruzione dell’Occidente. Questa è una stupidità, lasciatela dire agli stupidi! La verità è che noi abbiamo convissuto tanti anni con l’islam. Abbiamo prodotto tante culture e arricchito la nostra. Si è convissuto per secoli con l’islam e noi, più di ogni altro paese europeo, com’è nella nostra storia e nella nostra tradizione, dobbiamo fare del Mediterraneo, che ci separa dall’islam, un luogo di cooperazione, di scambio, di arricchimento culturale e di pace. Questa è la sfida per estirpare le guerre ed il terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista)!