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Chi era il militare spagnolo feriti ieri in Iraq...
Publie le venerdì 23 gennaio 2004 par Open-PublishingGuerre-Conflitti Polizia Europa Marco Santopadre
Di Marco Santopadre (Radio Città Aperta)
Da processato per "il caso Zabalza" a capo della sicurezza di una Brigata
spagnola in Iraq
Il capo della sicurezza della Brigata spagnola "Plus Ultra", il maggiore
della Guardia Civil Gonzalo Pérez García, è stato ferito ieri Iraq da un
proiettile che lo ha colpito alla testa mentre era alla guida di
un’automobile, durante una retata nella località di Hamsa, 40 chilometri al
sud, alla quale stava partecipando insieme a militari di altre potenze
occupanti. Sono parecchi i militari spagnoli uccisi dalla resistenza
irachena negli ultimi mesi, tra i quali otto ufficiali dei servizi di
sicurezza (CNI), oltre ad un capitano di vascello che si trovava nella sede
dell’ONU attaccata il 19 di agosto.
Gonzalo Pérez García è entrato nella Guardia Civil nel 1981. Col grado di
tenente fu destinato prima ai comandi di Madrid e poi in Gipuzkoa, una delle
province basche. Durante il suo soggiorno in Euskal Herria è stato implicato
nel "caso Zabalza."
Fu infatti processato nella prima fase delle indagini sulla morte di Mikel
Zabalza, giovane di Orbaizeta che lui stesso aveva arrestato nel novembre
del 1985. Testimonianze raccolte dalla stampa all’epoca sostengono che
Zabalza fu sottoposto a un duro interrogatorio e a torture nella Caserma di
Intxaurrondo (Donostia-San Sebastian), al comando della quale c’era all’
epoca Enrique Rodríguez Galindo, poi processato e condannato per la sua
partecipazione agli Squadroni della Morte noti come GAL.
Il corpo senza vita di Zabalza fu ritrovato venti giorni dopo il suo arresto
nelle acque del fiume Bidasoa, a Endarlatsa. L’autopsia stabilì che la causa
della morte del giovane basco erano state le torture che gli erano state
inflitte, in particolare la cosiddetta "vasca da bagno", metodo che consiste
nel sommergere il torturato nell’acqua fino a provocargli asfissia.
Tra l’altro, sarebbe stato proprio il tenente Pérez a segnalare il tunnel di
Endarlatsa come il posto più adatto per simulare la fuga di Zabalza. Con
ciò, gli autori della sua morte cercarono di giustificare il ritrovamento di
acqua nei polmoni della vittima. Alcuni indizi lasciano credere che, dopo la
sua morte, un agente di polizia gli iniettò nei polmoni acqua proveniente
dal fiume Bidasoa, per depistare le indagini.
Il militare diffuse la versione secondo la quale durante l’alba del 26 di
novembre del 1985, lo stesso Pérez García, oltre al tenente del Servizio
Informazioni della Polizia Arturo Espejo Valero e all’agente Segundo
Castañeda stavano accompagnando Zabalza dopo la sua detenzione. Ma i tre
poliziotti sostennero che il detenuto, nonostante fosse ammanettato e non
sapesse nuotare (come hanno testimoniato i suoi parenti), riuscì a buttarsi
nelle acque del fiume Bidasoa cercando una via di fuga. Il corpo del
giovane, guarda caso, non fu ritrovato finché la Croce Rossa non abbandonò
le ricerche nel luogo indicato dai poliziotti, dopo venti giorni dalla
presunta fuga.
Il Tribunale Provinciale di Donostia-San Sebastian archiviò il caso nel 1988
per "mancanza di prove." Quando il procedimento fu riaperto nel 1995, i
tenenti ratificarono la loro dichiarazione rilasciata all’Udienza Nazionale
spagnola (tribunale speciale antiterrorismo).
Dopo essere stato promosso al grado di Maggiore, Pérez fece parte dello
Stato maggiore della Vicedirezione Generale della Guardia Civil.
Era da un mese in Iraq, con compiti di sicurezza all’interno della Brigata
Spagnola "Plus Ultra". In una recente intervista, aveva minimizzato i
problemi di relazione tra truppe occupanti e popolazione irachena,
affermando che gli arabi considerano gli spagnoli "sangue del loro sangue".