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CORRISPONDENZE DAL CHIAPAS (3) : Il Caracol di Morelia
Publie le giovedì 8 settembre 2005 par Open-PublishingDazibao Movimenti America Latina Luca Martinelli
di Luca Martinelli
Per raggiungere l’ejido Morelia, sede del Caracol IV, Torbellino de nuestras palabras, si parte all’alba de San Cristobal de Las Casas, l’antica Jovel, situata nel cuore degli Altos del Chiapas.
Lungo la Carretera Panamericana, si scende sino a Cuxuljá, a pochi chilometri da Ocosingo, città teatro di violenti scontri tra l’Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln) ed esercito messicano, il 3 gennaio del 1994.
Qui ci accolgono le compagne del Municipio Autonomo "Che" Guevara: tocca a loro il turno nella cucina del comedor "Compañera Lucha", gestito a rotazione dai collettivi di donne dei sette Municipi Autonomi che compongono il Caracol, e dedicato a Lucha, una compagna molto attiva nell’organizzare le donne della regione nei primi anni dopo l’insurrezione armata.
Consumata una colazione frugale, huevos revueltos, frijoles, café negro, saltiamo sulla prima Nissan diretta ad Altamirano. Il viaggio, 10 pesos il costo del passaggio, lo facciamo nel cassone del pick-up: è il modo più economico e semplice di muoversi in Chiapas, e una buona scusa per chiaccherare con la gente, gli indigeni che si spostano da un centro a un altro per vendere o per comprare prodotti agricoli o artigianali.
Altamirano è una delle città occupate dagli zapatisti nei giorni della sollevazione armata.
Capoluogo di una regione finquera, é da sempre ostile al movimento, e per un guerito (un bianco) non é difficile rendersi conto dello sguardo di disprezzo di coloro che si affacciano dalle porte delle case o dai negozi.
Sanno che siamo diretti al Caracol.
Nell’agosto del 2002, i compas dei sette Municipi Autonomi sono tornati ad occupare la città, senza armi, in una manifestazione pacifica di migliaia di indigeni, come risposta all’omicidio di tre autorità di tre comunità zapatiste appartenenti a differenti Municipi della regione. Tutto lasciava pensare ad una nuova escalatión di violenza contro le basi d’appoggio dell’EZLN, protetta dal governo municipale di Altamirano, guidato dal PRI, il Partito Rivoluzionario Istituzionale.
In fondo a calle Vicente Guerrero c’é la stazione della cooperativa di trasporti "Fray Bartolomé de Las Casas". Due volte al giorno uno sgangherato autobus, uno scuolabus americano degli anni cinquanta, arrivato in queste terre a macinare i suoi ultimi chilometri, arranca sulla terraceria che si inoltra nella Selva Lacandona.
Ad una decina di km dalla città, incastonato in un anfiteatro naturale ricoperto di vegetazione, il Caracol di Morelia si presenta ai nostri occhi con l’immagine dei baffoni di Emiliano Zapata, in un mural di bienvenida (benvenuto) che reclama Tierra y Libertad.
Sotto il sole, attendiamo il nostro turno per essere ricevuti dalla Commissione di vigilanza.
Formata da compagne e compagni basi d’appoggio dell’Ezln, é nata dopo la pubblicazione della Sexta declaración de la Selva Lacandona, con il compito di vigilare l’operato della Giunta di Buon Governo. Una dozzina tra uomini e donne, molti non parlano bene lo spagnolo, ci chiedono il motivo della nostra visita, annotando dai nostri passaporti i nomi il paese di provenienza.
Aspettando di passare a parlare con la Junta, entro nella cafeteria "El paliacate". É una costruzione nuova, non c’era l’ultima volta che ero stato qui, poco più di un anno fa. E non é l’unico segno di cambiamento: accanto alla cafeteria si stanno costruendo gli uffici dei sette Consigli Autonomi. Serviranno a una sorta di rappresentanza permanente dei Municipi presso il Caracol.
A Oventik, il Caracol II, negli Altos de Chiapas, già funzionano.
Insieme con la Comisión de Vigilancia, rappresentano una delle novità più importanti: queste strutture, infatti, permettono un maggior intercambio di esperienze tra basi d’appoggio e autorità dei Municipi Autonomi di differenti regioni, le cui comunità risultano spesso distanti anche un centinaio di chilometri. (continua...)