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di Collectif Bellaciao
Bellaciao : la resistenza continua
La messe est dite, dicono i Francesi, é fatta, diciamo noi : gli elettori hanno scelto come presidente della repubblica francese Nicolas Sarkozy, il campione dell’immigrazione scelta, un piccolo avvocato il cui padre era un immigrato ungherese e la madre di origine greca.
Evidentemente, l’onda lunga della Destra che dopo la caduta del Muro di Berlino ha spazzato l’Eldorado occidentale, dagli Stati Uniti all’Europa, che ha regalato agli USA la famiglia Bush – sia pure con l’intermezzo clintoniano allietato dalla guerra del Kossovo e dalle prestazioni di Monica Lewinsky – all’Italia Silvio Berlusconi e la sua corte dei miracoli, alla Spagna Aznar – la cui rielezione é stata scongiurata solo dagli attentati di Madrid – alla Francia Chirac ed ora Sarkozy, alla Polonia Lech Walesa ed i fratelli Kaczynski, alla Germania la Merkel e che riconsegnerà la Gran Bretagna ai conservatori dopo la lunga gestione, laburista a parole ma conservatrice nei fatti, di Blair, non si é affatto esaurita.
Le classi medie, alte e basse, erano in cerca di un capo che le rassicurasse, inquadrasse militarmente la società, usasse il pugno duro con i « delinquenti », le proteggesse dalla minaccia, sempre più tangibile, dei poveri dell’interno e dell’esterno, dei giovani disperati delle banlieues, degli immigrati sempre più numerosi e famelici senza far loro mancare, nel contempo, la speranza anzi la certezza di accedere ai gradini più alti della loro scala sociale per diventare imprenditori, proprietari, redditieri in una Francia di nuovo grande, prospera, temuta e rispettata nel mondo.
Sarkozy vuole « liberare il lavoro » – ricordate il fortunato slogan sui cancelli dei campi di concentramento « Arbeit macht frei » ? - e, per realizzare questo ambizioso progetto, tenterà di eliminare quel che resta del contratto di lavoro a tempo indeterminato e del Code du Travail proponendo ai suoi compatrioti desiderosi di lavorare e guadagnare di più la defiscalizzazione degli oneri sociali sulle ore di lavoro straordinario (per i padroni) e la loro detassazione (per i lavoratori).
La sua risposta alla distribuzione sempre più iniqua della ricchezza sarà – do you remember un certo Berlusconi ? – la soppressione dei diritti di successione e dell’imposta sulle grandi fortune.
Per ovviare al degrado dei servizi pubblici, all’assistenza sanitaria ed all’istruzione « a due velocità » vi saranno nuove privatizzazioni e solo un pubblico dipendente su due che vanno in pensione sarà sostituito (tradotto in italiano comprensibile, significa ridurre di ¼ gli organici della Sanità e della Scuola entro i prossimi otto anni).
Per avere una pensione più magra occorrerà pagare di più e più a lungo, fino ad approdare ad una completa privatizzazione del sistema pensionistico, trasformandolo in sistema assicurativo seguendo l’esempio – come in tutto il resto, d’altronde – del Grande Fratello americano.
Si puo’ ormai dire che l’operazione tendente a far dimenticare il NO espresso nel 2005 dalla maggioranza dei Francesi al referendum sul Trattato Costituzionale Europeo agitando instancabilmente lo spauracchio della scomparsa del candidato di “sinistra” dal secondo turno dell’elezione presidenziale é riuscita perfettamente.
Ma ne é riuscita perfettamente anche un’altra : quella di far dimenticare ai Francesi 12 anni di ininterrotta presenza della Destra alla presidenza della repubblica e 5 anni di governi successivi, sempre di destra, il cui bilancio é a dir poco catastrofico, con un esponente della stessa, vecchia Destra che, recuperando i voti della peggiore canaglia fascista, xenofoba e razzista, si fa eleggere accreditandosi come l’uomo della rottura, della novità, del cambiamento.
Già al primo turno, milioni di elettori hanno votato direttamente la « Francia presidente » Ségolène Royal invece del candidato/a che avrebbe potuto rappresentarli (a sinistra ce n’erano addirittura cinque !), terrorizzati dall’idea che il vecchio parà Le Pen (o il Casini d’Oltralpe, Bayrou) potessero insidiarla nel ruolo di perdente.
I burattinai del circo mediatico costituito dalle radio, dalle televisioni, dai giornali, tutti ormai – compresi quelli « di sinistra » - in mano al grande capitale, hanno martellato nelle orecchie degli elettori argomenti come l’ordine, la sicurezza, l’identità nazionale minacciata dall’immigrazione, gli stessi di cui Sarkozy si é servito per unire una Destra una parte della quale l’astuto Mitterrand era riuscito a confinare in un vicolo cieco, rendendo « inutili » 5 milioni di voti.
Ma il neopresidente non si é accontentato di questo : egli ha invaso il terreno che, almeno in teoria, avrebbe dovuto essere quella della sua avversaria, concludendo la sua campagna elettorale a Glières, in Alta Savoia, uno dei luoghi sacri della Resistenza francese, citando fra i suoi modelli – a beneficio di chi ha voluto crederci, beninteso, ma sono tanti - Jaurès e Léon Blum, essi stessi storico esempio delle contraddizioni del socialismo francese, tuonando contro le diseguaglianze, in favore delle classi più deboli, contro gli « abusi del capitalismo », in favore di un « sistema assistenziale ».
Nel suo primo discorso ai suoi sostenitori – 30.000 nella storica Place de la Concorde, a Parigi – da un palco sul quale si esibivano gli artisti che lo hanno accompagnato lungo la campagna elettorale sperando, fondatamente, in futuri, lucrosi contratti, si é addirittura impegnato a mettersi con il suo Paese alla testa della lotta contro il riscaldamento del pianeta, invitando « l’amico americano » a fare altrettanto, astenendosi dall’intralciare la realizzazione degli accordi di Kyoto.
La sua avversaria non ha trovato nessun’altra idea migliore per sbarrargli la strada se non quella di tentarne un disastroso inseguimento sul suo terreno, quello dell’ordine e della sicurezza, errore storico che tutte le « sinistre » opportuniste continuano a ripetere in ogni epoca ed in ogni paese.
Non é un caso se in questa campagna presidenziale la Marsigliese ha acceso gli animi delle folle plaudenti dei meeting elettorali di Le Pen, di Sarkozy, di Bayrou, di Royal e perfino di Marie George Buffet, la candidata del PCF inchiodata a quota 700.000 voti – meno del 2% dei votanti - dal « voto utile » al primo turno.
Il vincitore e la sconfitta l’hanno intonata anche dopo il risultato.
Mentre, come abbiamo visto, l’ultima tappa della campagna elettorale di Sarkozy era stata un luogo-simbolo della Resistenza, quella di Royal – rappresentante di una « sinistra » le cui scelte, oltre a non pagare strategicamente, non pagano neppure tatticamente - é stata a Brest, in Bretagna, una regione tradizionalmente democristiana dove Bayrou aveva raccolto al primo turno il 20% dei voti.
Per rassicurare gli elettori… di Sarkozy e quelli di Bayrou, la Royal, oltre a sventolare fieramente il tricolore ad ogni occasione propizia, ha esibito al suo fianco rappresentanti, a lei vicini, della destra del PS, come Strauss-Kahn e Delors, oltre a costringere i suoi elettori ad esaminare con la lente d’ingrandimento il suo programma alla ricerca delle differenze da quello del suo avversario.
Ma nel PS il fuoco cova sotto la cenere…
Mentre la sua antagonista sprecava il fiato a rincorrerlo, Sarkozy coronava il progetto che aveva concepito fin dall’epoca precedente alle elezioni del 2002, ricompattando la destra francese sui temi del lavoro, dell’ordine, della sicurezza, dell’autorità, del rispetto, del merito, del dovere, ma anche del primato dell’individuo e contro l’eredità del 68, spostandosi, in politica internazionale, da un liberismo atlantista verso un gollismo nazionale, seguito in quest’audace operazione da un codazzo di « intellettuali » provenienti, in parte, dalla « sinistra.
La grande differenza fra i consensi ottenuti da Sarkozy e quelli ottenuti da Royal al primo turno come al secondo turno é incontestabilmente consistita nel fatto che i primi sono stati il frutto dell’adesione a un programma, i secondi l’effetto del voto utile, di un tentativo di sbarrare il passo a quel programma ed al suo alfiere, per cancellare il ricordo doloroso del 2002, quando la sinistra voto’ quasi unanime per Chirac pur di sbarrare la strada a Le Pen.
Piuttosto che di uno scontro fra destra e sinistra, questo secondo turno dell’elezione presidenziale ha dato l’impressione di una competizione fra una destra che non teme di presentarsi come tale ed una sinistra rappresentata da una socialdemocrazia che continua a difendere strenuamente il sistema capitalista – considerato eterno ed insostituibile - senza accorgersi che la sua mondializzazione mette ormai in crisi il suo storico ruolo di redistributrice di qualche briciola dei suoi profitti ad una classe media garante della pace sociale che, in mancanza di quelle briciole, vira a destra attratta dalla sirena populista.
Secondo alcuni, la vittoria di Sarkozy non é che temporanea, un passaggio tattico sulla via di un disegno strategico che intende puntare ad una grande alleanza euroatlantica del capitalismo neoliberale, un partito democratico – tutto il mondo é paese – simbolizzato dall’alleanza Royal-Bayrou.
Sarà !
Nel frattempo, avremo assistito ad una campagna dove la « sinistra » insegue la destra invece di impegnarsi a fondo sulle idee che ne costituiscono lo storico patrimonio, dove la candidata della « sinistra » ha convenuto con Sarkozy, oltre che sull’ordine e la sicurezza, su molti altri punti, non secondari.
Scegliendo nel mucchio, citeremo l’insostituibilità dell’energia nucleare, la politica internazionale e perfino l’opportunità che la situazione dei sans papiers, spinti verso l’Occidente dalla fame e dalle guerre frutto, da cinque secoli, dell’imperialismo occidentale, braccati dalla polizia del mondo « libero », asfissiati dai gas lacrimogeni, battuti ed umiliati in ogni modo, quella dei loro figli separati dai genitori, persino quella dei loro nonni, i cui documenti sono controllati quando vanno a prendere i nipotini a scuola, devono essere esaminate « caso per caso ».
E’ da questi errori che occorre ripartire.
Un enorme compito di ricostruzione della sua identità sta davanti alla sinistra, sempre che sappia mettersi alla testa delle lotte che, in Francia come altrove, gli oppressi – poco importa se si chiamano proletariato secondo una terminologia tradizionale – conducono ogni giorno contro la loro condizione.
Una sinistra che deve liberarsi dal « realismo » delle sue componenti « moderate » e « patriottiche » per riscoprire, nell’era della mondializzazione, l’internazionalismo proletario, per ripercorrere la strada dell’analisi delle classi qui ed ora per la rifondazione dello strumento politico della liberazione delle classi subalterne.
Una sinistra che sappia contrastare l’individualismo e l’egoismo piccolo borghese, vero portatore degli interessi del capitalismo, con una rinnovata coscienza di classe, ma che sappia anche ritrovare la strada dell’unità, liberandosi dal settarismo che la corrode, dal dogmatismo che la paralizza, dalla subalternità alla cultura ed alla politica della classe dominante che la condiziona.
Non ripartiamo da zero. L’esito delle grandi mobilitazioni contro il TCE et il CPE del 2005 e del 2006 sono là a dimostrarlo.
Forse é venuto il tempo di rifondare una nuova sinistra raccogliendo quel che resta della vecchia, come in Germania, e fondendola con le forze nuove che le classi oppresse hanno espresso in questi ultimi decenni, come in Italia, collegandosi alle idee nuove che arrivano dal Sud America.
Fra poco più di un mese ci sono le elezioni politiche. L’impegno a capovolgere il risultato delle presidenziali deve passare attraverso la mobilitazione in ogni fabbrica, in ogni ufficio, in ogni scuola, in ogni quartiere, per contrastare la realizzazione del programma della Destra, avendo chiaro che le elezioni, tutte le elezioni, non sono che un momento tattico della lotta di classe e non certo un approdo strategico, qualunque sia il suo esito.
Domani si festeggia qui la fine della II guerra mondiale e la resa dei nazifascisti e, nello stesso giorno, si commemora in Algeria il massacro di Sétif quando – citiamo le parole di Houari Boumedienne – « anche i bambini hanno compreso che sarebbe stato necessario prendere le armi per diventare uomini liberi ».
La resistenza continua, come si dice qui.
Parigi, 7 maggio 2007
Messaggi
1. Bellaciao : la resistenza continua, 9 maggio 2007, 20:05
Non posso certo dire di essere una militante e non faccio politica attiva da molto tempo (o forse, in effetti, non l’ho mai fatta); sono uno dei tanti cani sciolti della sinistra (extraparlamentare un tempo, poi democratica-proletaria, ora rifondarola), un po’ dispersa e sempre più rivoltata. Sarko, come già Berlusconi ma in qualche senso pure peggio, va al di là di quanto sono disposta a sopportare.
Per questo mi piacerebbe potermi consacrare a una piccolissima (e al tempo stesso enorme) battaglia: il suffragio secondo la residenza e non secondo la nazionalità. Diritto da acquisire, su richiesta, dopo almeno cinque anni di residenza in un paese. Riguarda me in prima persona, certo, ma anche il muratore senegalese, il cameriere filippino etc. etc.
Prendiamo il caso mio, comunque, visto che è quello che conosco meglio: pago tasse e contributi sociali in Francia, usufruisco del sistema sociale e sanitario francese, calpesto suolo francese, prendo autobus francesi, non ho figli, ma, se ne avessi, andrebbero a scuola qui, seguirebbero programmi francesi e aggiungete pure quel che vi pare. Però non ho diritto di votare e di eleggere quel Parlamento che voterà le leggi cui io dovrò obbedire. Viceversa voto per quello italiano, decidendo pure per chi in Italia vive. Non voglio diventare francese, non ci penso neppure a cambiare nazionalità, voglio solo poter esprimere la mia opinione e contribuire a eleggere chi prenderà le decisioni che riguardano il paese in cui vivo. Mi sembra una richiesta legittima ed estremamente logica.
Che nessuno avanza. In Francia il voto ai residenti stranieri era presente in un solo programma elettorale: quello di Marie-Georges Buffet, candidata alla presidenza del Partito Comunista Francese, che, come sapete, ha raggranellato al primo turno più o meno il 2% dei suffragi. In Italia una proposta così "altamente rivoluzionaria" (sto parlando di elezioni politiche, non amministrative) non l’ha avanzata proprio nessuno. Correggetemi, per cortesia, se sbaglio. Non dico che si potrebbe parlarne in Europa, ma, insomma, si potrebbe almeno aprire un fronte franco-italiano. Per votare, tutti, secondo la residenza, alle politiche come alle amministrative.
paola vallatta
1. Bellaciao : la resistenza continua, 9 maggio 2007, 23:06
ciao Paola il tuo percorso politico e’ simile al mio... per caso se vivi a Parigi ou vicino puoi contatarci al scrivendoci al nostro indirizzo email. ciao Roberto
2. Bellaciao : la resistenza continua, 12 settembre 2007, 13:57
Sono perfettamente d’accordo con te. Del rest osono nella tua stessa identica situazione, visto che sono italiano e vivo qui in Francia. Sarebbe ora di finirla con questa storia dello Stato-nazione, secondo la cui logica si ha piena cittadinanza solo se se ne prende la nazionalità.
2. Bellaciao : la resistenza continua, 10 maggio 2007, 15:47
bonificate i vostri cervelli, toglieteci l’amianto comunista e tornate a vivere, dementi.
andatevene ad aprire un centro sociale in somalia.
buffoni
1. Bellaciao : la resistenza continua, 11 maggio 2007, 13:39
concordo!!!
3. Bellaciao : la resistenza continua, 25 luglio 2007, 12:56
oggi per caso ho trovato su internet il vostro sito.
Ho 53 anni ho 2 figli maschi (21 e 26 anni) lavoro da 29 anni e sono in mobilità.
A parte questo mi sono venuti i brividi nel leggere l’articolo "la resistenza continua".
Premetto che, leggendo le vostre premesse sui criteri di cancellazione dei messaggi probabilmente il mio farà una brutta fine.
Che triste illusione avete creato nelle vostre menti !!!!
Ma veramente credete alla cosidetta "Rifondazione" ??
Rifondazione di un sistema (regime) politico che ha sempre meno seguaci nel mondo.
Resistenza: ma a chi a che cosa ???
Solite frasi soliti slogan: democrazia,pluralità, libertà mah !!!
Vi rifate a modelli non + esistenti ne applicabili.
Vorreste tornare alle "Case del Popolo" degli anni 40???
Altri tempi, altri valori altro contesto sociale e di vita.
Il vostro finto "essere diversi" per conformismo contro tutto e contro tutti e frustrante.
pensate che la sussidiarietà verso i + deboli sia solo di competenza della "rifondazione".Aprite gli occhi anche se credo sia impossibile per voi che avete scelto la "resistenza"......
Siete diversi ma uniformi e banali nei vostri modi di parlare (solite frasi, stessi concetti), di vestirsi (possibilmente trasandati ma che segue una moda),di atteggiarsi (sempre a muso duro, faccie incazzate,proteste a non finire9 l’importante e essere comunque e sempre "CONTRO".
State andando solo contro il buon senso e l’intelligenza.
Il mondo cambia le idee cambiano e voi siete fermi a....."la resistenza continua".
Patetici.
A.Pogliani
1. Bellaciao : la resistenza continua, 27 luglio 2007, 11:12
sono pienamente d’accordo con quanto scritto da A.Pogliani.
Siete oramai antistorici legati a un’idea esausta e stanca ma come fate a crederci ancora ???
vi frequentate solo fra di voi in un circolo chiuso, vi compiacete delle vostre idee ma quando potrete applicarle ??????
siete prigionieri di un’illusione triste e veramente patetica.
quando vi renderete conto che è tutta un’illusione????
Non è una sconfitta cambiare idea anzi dimostra intelligenza.
Diversamente "Errare è umano, perseverare è diabolico" !!!!!!!!
gino
2. Bellaciao : la resistenza continua, 1 agosto 2007, 10:26
ma cosa speri: che riconoscano di aver sbagliato ????
ma quando mai????
no, sempre duri ad oltranza.
pensate che hanno persone che scrivono ancora articoli in "Onore del Compagno Pesce" ultimo vero partigiano d’italia.
Chi li scrive magari non era neanche nato quando questo Vero uomo combatteva........non ècosì che lo si onora.
basta smettetela è meglio per voi e per tutti......ridicoli....che tristezza !!!!!!!
4. Bellaciao : la resistenza continua, 19 settembre 2007, 14:02
Se l’Europa è sotto questa enorme ventata di destra non sarà che la sinistra ha fatto e fa un pò schifo alla maggioranza delle popolazioni europee ?