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Resoconto stenografico dell’Assemblea
Seduta n. 385 del 6/11/2003
(Nuovo elenco dei materiali d’armamento a disposizione delle Forze armate - n. 2-00960)
PRESIDENTE. L’onorevole Deiana ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00960 (vedi
l’allegato A - Interpellanze urgenti sezione 10).
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, su questa materia ho già presentato, insieme con la collega
Pisa, un’interrogazione lo scorso 1o agosto, ma il ministro della difesa non ha risposto.
L’interpellanza urgente in esame discende quindi anche da quel silenzio che è seguito a un’interrogazione da
noi ritenuta particolarmente importante, riferita al supplemento ordinario n. 119 della Gazzetta
ufficiale n. 171 del 25 luglio 2003, relativo a un decreto firmato dal ministro Martino - come di
sua competenza, trattandosi di questioni militari e di guerra - e dai ministri Frattini, Pisanu,
Tremonti e Marzano.
Il citato supplemento ordinario concerne il nuovo elenco dei materiali d’armamento aggiornati di
cui saranno dotate le Forze armate e le forze dell’ordine. Nell’elenco sono compresi anche
materiali ed apparecchiature la cui natura non sembra affatto corrispondere all’ordinamento italiano che
presiede all’uso di armamenti, armi e materiale bellico.
Intendo soffermarmi su due aspetti. Il primo è costituito dai materiali che vengono menzionati nel
decreto: si tratta di un lungo e micidiale elenco di agenti chimici, letali per le persone, gli
animali, e l’ambiente. Il secondo aspetto che intendo mettere in evidenza è dato dalla puntigliosità
con cui si descrive l’utilizzazione di questo materiale. Si spiega, ad esempio, che tali agenti
biologici e sostanze radioattive devono essere adottati dai militari italiani in quanto adatti ad
essere utilizzati in guerra (sono parole testuali). Ancora, si precisa che tali agenti tossici e
chimici saranno idonei a determinare danni alle popolazioni o agli animali, a degradare materiali e a
danneggiare le colture e l’ambiente.
Di quali materiali si tratta? Tra gli altri, è presente il Sarin, il gas nervino utilizzato
nell’attentato alla metropolitana di Tokyo ad opera della setta Aum Shinrikyo nel 1995, che è una delle
sostanze più velenose e letali prodotte in laboratorio e capace di uccidere al solo contatto con
la pelle, considerata tra le armi segrete di Al Qaeda, come aveva denunciato sul Corriere della
sera del 20 novembre 2001, in uno dei suoi reportage, la giornalista Maria Grazia Cutuli. Sono
presenti altre sostanze, come il Soman, il Tabun, il Vx, tutte appartenenti agli aggressivi chimici ad
altissimo livello di tossicità, che su uno dei principali siti Internet per l’informazione
sanitario-farmaceutica - Giofil, banca dati sanitaria farmaceutica - vengono considerati relativamente
facili da sintetizzare e per questo ritenuti particolarmente interessanti per attività terroristiche.
Tra i materiali di cui si dovrebbe dotare l’esercito italiano c’è anche l’agent orange, il
famigerato erbicida noto per l’uso intensivo con cui gli Stati Uniti combatterono la resistenza delle
popolazioni del Vietnam e che inquinò il paese negli anni sessanta con oltre duecento chili di
diossina, le cui conseguenze sull’ambiente e sulle popolazioni di quel paese, oltre che sugli stessi
militari americani che ne fecero uso, continuano a provocare tumori, malformazione e morti. Oltre a
questi prodotti, vi sono elencati altri aggressivi chimici e sostanze tossiche utilizzabili per un
fronte più interno - diciamo così -, come gas lacrimogeni antisommossa e gas urticanti di ultima
generazione. Inoltre, sempre nel decreto, è prevista l’acquisizione di apparecchiature e tecnologie
progettate o modificate per la disseminazione e la produzione di agenti tossici.
Vorrei esporre un commento politico che mi piacerebbe rivolgere direttamente al ministro Martino
che, da tempo, non ho il piacere di vedere in nessuna sede di questo Parlamento, nonostante le
reiterate interrogazioni, interpellanze e via discorrendo. Il ministro Martino ci ha abituato ad una
tecnica comunicativa e anche ad una pratica politica ispirata ad un principio molto caro ai
neoconservatori americani.
Si tratta del principio dello shock and awe: praticamente, colpire la fantasia
degli interlocutori e lasciare scombussolati. Poi, magari, quello che si fa non è all’altezza di
quello che si dice. Però, è un modo di anticipare scelte e di scegliere argomenti a suffragio di
tali scelte che, insomma, abitua l’opinione pubblica ad una disgregazione del tessuto legislativo e
dei riferimenti costituzionali su questioni che attengono alla pace e alla guerra, trattandosi del
ministro Martino. Piano, piano, dopo questo shock and awe, si diffonde l’abitudine dell’orecchio e
degli occhi a considerare tutta una serie di questioni, che in altri tempi avrebbero scombussolato
le menti, come normali elementi con cui dobbiamo convivere.
Credo che, invece, si debba chiarire la natura di queste disposizioni, si debba chiarire in che
modo un’indicazione di acquisto di questo genere sia congrua non soltanto con la tanto bistrattata
Costituzione italiana, non soltanto con tutte le convenzioni e con gli impegni internazionali
dell’Italia a promuovere in tutte le sedi il disimpegno per quanto riguarda le armi di distruzione di
massa, ma anche con una legge che dovrebbe essere ancora vincolante, nonostante le modifiche
negative apportate in seguito alla ratifica degli accordi di Farnborough. Si tratta della legge 9 luglio
1990, n. 185, che pone il divieto di fabbricazione, importazione, esportazione e transito di armi
biologiche, chimiche e nucleari.
Chiedo al sottosegretario Berselli di spiegarci bene quali siano le finalità di utilizzazione di
questi materiali, in quali siti saranno collocati e quali siano gli scenari a cui dovremo
prepararci o che dovremo fronteggiare, visto che nel decreto ministeriale si parla espressamente di
utilizzazione in guerra e di finalità distruttive - come dicevo - prima contro popolazioni, animali,
materiali, colture e ambiente.
Allora, evidentemente, a meno che non si tratti di spese fatte tanto per spendere, nei piani, nei
progetti o nelle preoccupazioni - perché anche di questo potrebbe trattarsi - noi dobbiamo
attrezzarci a simili scenari, oppure ho ragione io che si tratta di propaganda bellica per abituarci a
convivere con la concretezza di simili possibilità. Ancora, la domanda che facciamo è quali siano le
misure che eventualmente il Governo intende prendere non soltanto per abituare la popolazione
italiana a convivere con simili terrificanti prospettive, ma anche per godere del diritto, finché è
possibile, alla sicurezza della popolazione e dell’ambiente. Quindi, riguardo a questo materiale
chiediamo di sapere dove sarà stoccato e a quali sistemi di sicurezza verrà sottoposto ed, in ogni
caso, in che modo tutto questo venga giustificato alla luce della legge, della Costituzione e degli
accordi internazionali sottoscritti dall’Italia.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, onorevole Berselli, ha facoltà di
rispondere.
FILIPPO BERSELLI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, onorevole Deiana, il
supplemento ordinario n. 119 della Gazzetta Ufficiale n. 171 del 25 luglio 2003 è il nuovo elenco
dei materiali d’armamento da sottoporre a controllo a norma della legge n. 185 del 1990 e non
l’elenco dei materiali di cui si doteranno le forze armate e i corpi di polizia italiani. Questo è
bene chiarirlo subito perché ci è sembrato che nel contesto dell’interpellanza dell’onorevole Deiana
si fosse fatta involontariamente un po’ di confusione su questi due aspetti.
Infatti, l’articolo 3 di tale legge prevede l’elenco dei materiali d’armamento ed è approvato con
decreto del ministro della difesa, di concerto dei ministri degli affari esteri, dell’interno,
delle finanze, dell’industria, del commercio e dell’artigianato, delle partecipazioni statali e del
commercio con l’estero, da emanarsi entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente
legge.
L’individuazione di nuove categorie e l’aggiornamento dell’elenco dei materiali d’armamento
sono disposti con decreto da adottarsi nelle forme suindicate, avuto riguardo all’evoluzione della
produzione industriale, a quella tecnologica, nonché agli accordi internazionali cui l’Italia
aderisce.
Si sottolinea che l’elenco in questione viene redatto con l’evidente obiettivo di esercitare un
rigoroso controllo sulla delicata materia, non ultimo quello di non permettere l’incondizionata
circolazione di materiali pericolosi, costringendo quindi produttori e acquirenti a richiedere una
esplicita licenza di esportazione. Pertanto, le preoccupazioni degli onorevoli interpellanti trovano
soddisfazioni proprio nel provvedimento emanato con il quale si assicura, nel rispetto delle legge
vigente, il controllo sull’intera materia con le stesse finalità e con il medesimo spirito che
animano, indubbiamente, l’atto di sindacato ispettivo cui si risponde.
PRESIDENTE. L’onorevole Grandi, cofirmatario dell’interpellanza, ha facoltà di replicare.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, credo che la risposta del sottosegretario Berselli mi confermi
in un’opinione che avevo prima per cui il Governo e i suoi esponenti, in questo caso, non possono
rendersi responsabili di andare contro una norma di legge esplicitamente prevista e per di più
anche a un orientamento politico che può rifarsi alla Costituzione e alla prassi di questi anni
riguardante l’utilizzo di armi che non sono lecite e non sono permesse nel nostro paese e contro le
quali, tra le altre cose, proprio in Italia si è sviluppata una campagna di qualche rilievo. Ad
esempio, ricordo la campagna contro le mine anti-uomo che è pur sempre un risultato importante di
civiltà che dobbiamo registrare.
Quindi, a me fa piacere sentire da parte del sottosegretario Berselli un’assicurazione riguardante
l’indicazione dei materiali d’arma secondo i criteri indicati dalla legge e nello stesso tempo
l’individuazione di materiali che non possono e non debbono essere usati. Tuttavia, vorrei chiedere
fortemente al sottosegretario Berselli un supplemento di chiarimento (non lo potrà dare in questa
sede), che riguarda in ogni caso un messaggio che, per la valenza degli argomenti sollevati dalla
collega Deiana, merita da parte sua, del ministro e del Governo una certa attenzione.
Lo dico in tono molto pacato, perché l’obiettivo, quando si tratta della vita delle persone,
ovviamente trascende la polemica politica.
Il primo obiettivo che tutti dobbiamo porci è fare in modo di mettere in sicurezza le persone,
civili e militari, non solo in Italia, ma anche in altre zone e teatri di guerra. Vorrei ricordare,
proprio a tale proposito, certe indagini e dati emersi recentemente. Ad esempio, mi è capitato, di
leggere articoli de Il Tirreno, concernenti, in particolare, i militari che sono rientrati dalle
zone di guerra, in cui il nostro paese non ha svolto compiti di guerra, ma molto spesso operazioni
di peace keeping o di sostegno alla ripresa di zone che sono state teatro di guerra, in cui,
purtroppo, sono stati usati armamenti sulla base dell’uranio arricchito.
Dalle indagini che sono state riportate da tali quotidiani - mi riferisco, in modo particolare, a
Il Tirreno, ma non solo - sono emersi dati abbastanza preoccupanti non solo per le popolazioni
civili, ma anche per i militari che si sono trovati a contatto ed esposti ad agenti chimici di questo
tipo.
Un altro dato che vorrei ricordare riguarda le forze dell’ordine; giustamente, vi è una certa
attenzione nei confronti dei cittadini che vengono coinvolti quando, per il mantenimento dell’ordine
(qualche volta anche non solo per questo), si utilizzano i mezzi necessari al fine del
raggiungimento dell’obiettivo. Emergono danni per la salute di coloro che vengono a contatto con tali agenti.
Anche gli agenti di polizia che vengono a contatto con i suddetti molto spesso ne risentono.
Vi sono indicazioni molto precise che provengono dai sindacati di polizia, da coloro che
rappresentano le forze dell’ordine, dai Cocer dei carabinieri e della Guardia di finanza, che hanno
espresso in più occasioni, preoccupazione per la natura degli agenti chimici utilizzati in alcune
situazioni.
In qualche caso, si è rinunciato ad usare tali agenti, perché pericolosi sia per chi li doveva
subire per altre ragioni, sia per coloro che li usavano. Quindi, il tema è effettivamente di una
certa complessità e merita una particolare attenzione.
Per tale motivo, vorrei in breve riformulare al sottosegretario Berselli alcune domande per avere
un supplemento di istruttoria riguardo ai ragionamenti svolti in questa sede.
In primo luogo, occorre partire dalla conferma del rispetto delle normative esistenti. Non credo
vi siano dubbi al riguardo, ma vale sempre la pena di ricordarlo. In secondo luogo, occorre avere
particolare attenzione nei confronti di un paese che tende ad essere sempre più esposto in scenari
in cui si possono presentare problemi di questo tipo, magari non per iniziativa propria, ma perché
altri non hanno le stesse normative e non sottostanno alle stesse garanzie o a quant’altro.
In terzo luogo, occorre predisporre le garanzie necessarie affinché i comandi, in particolare,
siano ulteriormente sensibilizzati in tale direzione, nell’interesse - lo ripeto -, non solo delle
popolazioni civili, sia all’estero sia in Italia, quando si tratta di operazioni di ordine pubblico,
ma anche di coloro che sono soggetti - perché militari, agenti di polizia, carabinieri o guardie
di finanza - degli interventi operativi in quei settori.
Può capitare, anche senza attribuire una volontà particolarmente malevole, di adottare o di
immaginare di adottare strumentazioni che non siano perfettamente corrispondenti, non solo ad un
principio di precauzione generale, ma anche a quello relativo a soggetti eventualmente chiamati ad
attuare questi interventi.
Mi sembra possa essere utile, ed è il quarto punto che intendevo sollevare, avere un aggiornamento
anche di natura scientifica, una sorta di monitoraggio o osservatorio, decidete voi come
introdurre un elemento di novità di questo tipo, perché sono troppi i casi, in particolare negli ultimi
anni, in cui prima si è fatto, e poi si è pensato a quello che si stava facendo.
Poiché il principio di precauzione è un principio al quale siamo obbligati, - ed in questo momento
non siamo impegnati in fronti di guerra che giustificano un atteggiamento sommario, anzi siamo
impegnati in azioni che hanno obiettivi esattamente contrari a quelli di guerra -, credo che un
principio di precauzione ulteriore sia molto utile.
Pertanto sarebbe importante che il Ministero della difesa, non sugli aspetti che sono oggetto di
attenzione ed in qualche modo anche di riservatezza, - non è infatti di questo che stiamo parlando,
bensì dell’operatività -, quanto sugli strumenti che vengono adoperati sperimentasse una
particolare trasparenza ed una rassicurazione dell’opinione pubblica, oltre che naturalmente di coloro che
si sono fatti carico di questa interpellanza.
Credo che questa sarebbe una cosa molto utile, in modo tale che fosse chiaro all’opinione pubblica
l’indirizzo chiaro e netto del ministero nel dare esecuzione piena agli orientamenti delle leggi
dello Stato, ma diciamo pure ad un sentimento molto forte e diffuso nell’opinione pubblica e che mi
sento di dire, e per questa ragione ho cercato di porre la risposta in termini costruttivi, non
estraneo a coloro che pure, militando in un’altra parte politica, hanno oggi compiti di governo, ma
non credo che siano o possano essere insensibili alle esigenze di tranquillità e sicurezza delle
persone, quando sono chiamati a svolgere compiti di ordine pubblico.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti.
Allegato A
Seduta n. 385 del 6/11/2003
(Sezione 10 - Nuovo elenco dei materiali d’armamento a disposizione delle Forze armate)
L)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
nel supplemento ordinario n. 119 della Gazzetta ufficiale n. 171 del 25 luglio 2003, concernente
il nuovo elenco dei materiali d’armamento aggiornati alle intese internazionali intercorse in
merito alla legge n. 185 del 9 luglio 1990, di cui saranno dotate le forze armate e le forze
dell’ordine, sono compresi, tra gli altri, materiali, sostanze e apparecchiature, la cui natura non sembra
corrispondere alla natura che il nostro ordinamento costituzionale attribuisce all’esercito della
Repubblica italiana;
tra questi materiali ed armamenti sono inclusi, infatti, agenti biologici e sostanze radioattive
adatte per essere utilizzati in scenari di guerra e, comunque, per produrre danni alle popolazioni,
agli animali, per degradare ambiente e colture e, dunque, sostanze e agenti funzionali ad uno
scenario di guerra chimica, piuttosto che alla evenienza della difesa del territorio o di missioni
umanitarie;
tra questi nuovi materiali di armamento sono presenti tra, gli altri, il Sarin - il terribile gas
nervino utilizzato nel noto attentato alla metropolitana di Tokyo, a opera della setta Aum
Shinrikyo nel 1995 - una delle sostanze più velenose e letali prodotte in laboratorio e capace di
uccidere al solo contatto con la pelle, considerata tra le armi segrete di Al Qaeda, come aveva
denunciato su Il Corriere della Sera del 20 novembre 2001, in un suo reportage la giornalista Maria Grazia
Cutuli, e altre sostanze come il Soman, il Tabun, il Vx, anch’esse appartenenti agli aggressivi
chimici ad altissimo livello di tossicità, che su uno dei principali siti internet per
l’informazione sanitario-farmaceutica - Giofil banca dati sanitaria farmaceutica - vengono considerati
relativamente facili da sintetizzare e per questo ritenuti particolarmente «interessanti» per attività
terroristiche;
anche l’agent orange, il famigerato erbicida noto per l’uso intensivo con cui gli Stati Uniti
combatterono la resistenza delle popolazioni del Vietnam, e che inquinò il Paese negli anni Sessanta
con oltre 200 chili di diossina, le cui conseguenze sull’ambiente e sulle popolazioni, oltre che
sui militari americani che ne fecero uso, continuano a provocare tumori, malformazioni e morti, è
fra le sostanze inserite in questo nuovo elenco;
oltre a questi e altri aggressivi chimici e sostanze tossiche, come gas lacrimogeni antisommossa e
gas urticanti di ultima generazione, è prevista l’acquisizione di apparecchiature e tecnologie
progettate o modificate per la disseminazione e la produzione di agenti tossici -:
quali siano le finalità di utilizzazione di tali materiali e in quali siti siano destinati;
se non ritenga estremamente nocivo e rischioso per la sicurezza della popolazione e dell’ambiente
la permanenza, lo stoccaggio e l’utilizzazione di siffatte sostanze e materiali sui territorio
nazionale;
se non ritenga che, nell’acquisizione, nel possesso e nella disponibilità di tali sostanze e
materiali, non esistano elementi di evidenti e gravi contraddizioni in ordine ai profili costituzionali
della funzione di difesa delle forze armate e in ordine agli impegni internazionali dell’Italia a
promuovere in tutte le sedi il disimpegno per quanto riguarda le armi di distruzione di massa.
(2-00960)
«Deiana, Pisa, Giordano, Grandi».
(4 novembre 2003)